Tempio di Sri Meenaski - Madurai (Tamil Nadu - India) |
I dodici anni di esilio nella foresta per i Pandava furono molto duri e faticosi. Non avevano più il comando di un regno florido, non vivevano più in sontuosi palazzi con servi e ancelle, ma abitavano in capanne fatte di arbusti ed erano esposti al clima rigido e ai pericoli della foresta.
Per rendere il loro esilio meno duro e per consentire ai cinque eroici fratelli e alla loro moglie Draupadi di avere sempre cibo, il Mahabharata ci racconta che Surya, il dio del Sole, aveva donato loro un prodigioso vassoio di rame.
Ogni volta che i Pandava avevano fame, il vassoio si riempiva di cibo e restava pieno di cibo fino a che non si serviva Draupadi. Dopo che la regina aveva mangiato, il vassoio rimaneva vuoto fino al giorno successivo.
Questo vassoio magico consentiva ai Pandava non solo di mangiare, ma anche di accogliere con i degni onori gli ospiti ed i rishi, saggi che si recavano da loro in visita. Se l'accoglienza non fosse stata degna e generosa, i saggi avrebbero potuto lanciare una maledizione contro i Pandava e, nella loro situazione, non potevano certo permettersi di venire maledetti da qualche asceta.
Tra i rishi più iracondi c'era Durvasa. Esigeva di essere sempre accolto con tutti gli onori, pretendeva cibo per sè e per i propri numerosi discepoli che lo seguivano sempre e, nel caso in cui non fosse stato soddisfatto dai propri ospiti, lanciava maledizioni dolorosissime.
Un giorno Durvasa si recò alla reggia di Hastinapura dove Duryodhana, il malvagio figlio di Dritharshtra che aveva con l'inganno esiliato i cugini Pandava, lo accolse con i più grandi onori. Durvasa rimase soddisfatto e disse a Duryodhana: "Chiedimi ciò che vuoi, te lo concederò."
Il perfido Duryodhana, che temeva il ritorno dei cugini al termine dell'esilio, chiese al rishi:
"Oh grande e venerabile saggio, ti prego di andare nella foresta a visitare i miei poveri cugini, sono in pena per loro e sono certo che sarebbero felici di una tua visita."
Duryodhana invitò il rishi a recarsi dai Pandava la sera, dopo la cena, perchè sapeva che in quel modo il vassoio magico sarebbe stato irrimediabilmente vuoto fino al mattino successivo.
E così avvenne. Durvasa si recò dai Pandava e disse loro: "Io ed i miei discepoli andiamo a fare le rituali abluzioni, al ritorno vorremmo mangiare."
Draupadi era disperata, il vassoio era vuoto e non era certo in grado di preparare da mangiare in poco tempo per una così numerosa comitiva. Era terrorizzata, il rishi avrebbe lanciato una maledizione contro i Pandava una volta che si fosse reso conto che non c'era niente da mangiare. La regina si rivolse a Krishna, lo pensò con tutta la sua forza e Krishna le apparve davanti.
"Salve mia regina Draupadi," disse Krishna.
"Ho bisogno del tuo aiuto, mio caro Signore!" gridò angosciata Draupadi.
"Aspetta, ho fame, prima dammi qualcosa da mangiare," ribattè lui.
"Ma è proprio questo il problema, non ho niente da mangiare," replicò Draupadi.
"Ne sei sicura? - insistè Krishna - Prendi il vassoio e guarda bene."
Draupadi prese il vassoio e vi guardò dentro, era vuoto.
"Guarda meglio," disse Krishna.
"Non c'è niente - disse sconsolata Draupadi - c'è rimasto un chicco di riso e un pezzetto di verdura."
"Dammeli," disse Krishna.
Draupadi così fece e Krishna mangiò i due piccoli pezzi di cibo.
"Mi sono sfamato - disse Krishna a Draupadi - non avere alcuna preoccupazione." E se ne andò.
Nello stesso momento, Durvasa ed i suoi discepoli stavano tornando all'eremo dei Pandava e si sentirono incredibilmente sazi, non avevano più fame, si sentivano come se avessero mangiato un abbondante pasto.
"Scusaci, regina - disse allora Durvasa a Draupadi - ti ringrazio per la tua ospitalità, ma mangeremo alla tua tavola un altro giorno."
Così Draupadi e i Pandava si salvarono dalla maledizione dell'iracondo Durvasa.
Chi sazia Krishna sazia il mondo.
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