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martedì 12 agosto 2014

Ancora Madurai



Mandala dipinto sul soffitto dello Sri Meenakshi Templum

Questo tempio lo vedrei e lo rivedrei. Si chiama Meenakshi Amman Temple ed è dedicato a Shiva e alla sua sposa, la Dea dagli occhi di pesce, Meenakshi appunto.
Questa ragazza, ovviamente bellissima, quando nacque aveva tre mammelle e le venne predetto che avrebbe perso il suo terzo seno quando Shiva l'avrebbe sposata. E così fu. Ora ai due dei e' dedicato questo tempio enorme, si estende per oltre sei ettari, che è sormontato da dodici gopuram, altissime torri (la più alta supera i 60 metri) intarsiate con migliaia di figure del Mahabharata, del Ramayana e dei vari Purana.
L'interno del tempio, costruito nel 1600, è assolutamente suggestivo, i soffitti sono dipinti con migliaia di mandala e storie di dei e i santuari si susseguono fino ad arrivare a quelli di Shiva e Meenakshi.
Di grande impatto la sala delle mille colonne, la sala della danza, il museo e la sala dedicata alla meditazione.


A Madurai, il Gandhi Museum e' un altro posto che vale la pena visitare. Oltre ad una dettagliata storia dell'India sotto il giogo britannico e della lotta per l'indipendenza, vi si trovano alcuni oggetti appartenuti al Mahatma, oggetti di uso quotidiano come gli occhiali, i sandali, alcune stoviglie per terminare con la veste che indossava al momento del suo assassinio, veste che è ancora macchiata del sangue di Gandhi.
Ma quando siete a Madurai, non limitatevi alle tre attrattive indicate dalle guide (Tempio di Meenaksi, Tirumalai Nayak Palace e Gandhi Museum), andate anche al Tiruparankundram.
Si tratta di un tempio un po' fuori dal centro dedicato a Murugan o Kartikeya (figlio di Dhiva e Parvati).
E' un tempio cui possono accedere anche non hindu ed è frequentato da molti fedeli e pochi turisti. Oltre a innumerevoli tabernacoli dedicati alle divinità shivaiti (Shiva, Parvati, Ganesh) ci sono molte statue e santuari dedicati a Murugan e al suo vahana, il pavone.
Il tempo ad oggi è stato clemente, pur essendo in piena stagione dei monsoni c'è sempre stato il sole.
A domani.

martedì 13 novembre 2012

L'immagine di Shiva


La figura di Shiva, una delle principali e più antiche divinità dell’Induismo, mi seduce molto nella sua (apparente) contraddittorietà: Mahayogi (Grande yogi) e mendicante, asceta e seduttore, creatore dell’Universo nella meravigliosa danza cosmica del Nataraja e distruttore del mondo, dio benefico (in sanscrito Shiva significa propizio, benevolo, fausto) e dio della morte e della dissoluzione,  dio potente e creatore che ha nel lingam (il fallo) il suo simbolo e dio mezzo uomo e mezza donna nel suo aspetto androgino di Ardhanarishvara.
Shiva ha molteplici forme e molteplici aspetti, nello Shiva Purana si contano 1008 nomi del grande dio sui quali un giorno tornerò a scrivere.
Oggi voglio soffermarmi su una delle più diffuse rappresentazioni del Dio per analizzare posizione, attributi, mudra, cioè gesti delle mani.
Nella prima immagine pubblicata in questo post, lo vediamo seduto nella posizione del loto (padma asana) sopra una pelle di leopardo (in altre immagini è di tigre o di daino) lo stesso tipo di pelle che ne costituisce unica veste.
Shiva ha tre occhi, per questo è anche detto Trinetra Tryamabaka (dai tre occhi appunto). Essi simboleggiano il sole, la luna e il fuoco, le fonti di illuminazione della terra, dello spazio e del cielo. Sono gli occhi che vedono il passato, il presente ed il futuro. Il terzo occhio, quello centrale, è detto gyana chakshu (occhio della saggezza), è l’occhio dello conoscenza trascendente, che non è rivolto all’esterno, ma all’interno, perché la verità non è fuori di noi, ma dentro di noi. E’ l’occhio col quale Shiva con un solo sguardo incenerì Kama il dio dell’amore che lo stava tentando.
Lingam
Sulla testa il dio ha un crescente di luna al quinto giorno, simbolo della bevanda sacra soma, ma simbolo anche dell’oblazione del sacrificio e della potenza creatrice.
La fronte del dio presenta le tre caratteristiche strisce dello shivaismo.
Dai capelli legati in una crocchia (jata o jatamakuta) scaturiscono la sacre acque della Ganga, il fiume che scorre nel cielo come Via Lattea e che discese sulla terra per consentire la vita degli uomini.
Vari cobra sono avvolti sul corpo del dio, simbolo della morte, ma anche dell’energia. Il collo di Shiva è blu perché il dio bevve il veleno halahala emerso dal frullamento primordiale dell’oceano.
Al collo, oltre ad una ghirlanda di fiori, anche il rosario induista, il japamala formato da semi di rudraksha (occhi di Rudra, altro nome di Shiva), lo stesso che ha ai polsi.
Shiva ha quattro braccia, simbolo di potere universale, con una mano destra tiene il trishula (tridente) simbolo delle tre tendenze della natura (guna) o delle tre funzioni del dio: creazione, conservazione e distruzione dell’universo. Con una mano sinistra afferra il damaru, un piccolo tamburo formato da due triangoli uniti per il vertice che simboleggiano l’aspetto maschile e quello femminile dalla cui unione scaturisce l’universo.
Con la seconda mano destra il dio fa il gesto del ‘non temere’, l’abhayamudra, mentre la sinistra  è nel Jnanamudra, il gesto della conoscenza.
Davanti al dio si erge un lingam (in sanscrito segno), il simbolo astratto del fallo, è la realtà immanifesta, il tutto che è e non è, e che si manifesta con l’unione con la yoni, l’energia femminile su cui spesso è appoggiato il lingam. Sul lingam, oltre alle tre strisce tipiche dello shivaismo, anche la sacra sillaba Om.
Alla destra del dio c’è una ciotola per raccogliere l’elemosina e un piatto di frutta, offerta sacrificale alla divinità.
Nella seconda immagine di Shiva pubblicata su questo post, oltre a quanto già detto, da segnalare il toro bianco Nandin, il vahana (veicolo) di Shiva la cui statua – soprattutto nell’India del sud – è posta innanzi alla stanza del tempio dove è collocato il dio affinché possa essere intermediario tra Shiva stesso ed i fedeli che sussurrano nell’orecchio dell’animale i voti offerti e le grazie richieste alla divinità come illustra la terza foto che ho scattato a Madurai (Tamil Nadu) nello splendido tempio dedicato alla dea Meenakshi.