sabato 16 dicembre 2017

Shiva Nataraja

One of the most popular and evocative images of Shiva in South India in particular is that of Shiva Nataraja, the King or the Lord of the dance. Another significant example of the duality of existence. The great ascetic, a beggar asking for alms, naked body sprinkled with the ashes of the crematory, becomes lord of a frantic dance in a circle of flames of Agni, prabhamandala or alatacakra said, dances the Tandava, symbolizing the entire evolution of the universe.
But let see in detail the symbolism of this powerful image that represents one of the 108 positions of the Tandava.
The right foot is placed over the demon Apasmara Purusha (or Mujalaka). Apasmara means forgetfulness, oblivion and symbolizes ignorance, false belief understood as maya, an illusion to believe that real what is transient and, therefore, that binds to the human passions materials and condemns him to be reborn in the cycle called samsara .
The left leg is raised and bent to the right to express the liberating function of the god of dance.
Shiva holds damaru, the drum composed of two united triangles, symbols of the lingam and the yoni, male and female aspect. It’s the drum from which primordial sound was born, the sacred syllable AUM. That is the symbol of creation. The upper left hand of Shiva is in ardhachandra mudra, the half-moon pose, and holds a tongue of flame, symbol of god Agni, symbol of distruction.
The lower right  hand is in abhay amudra, the gesture that represents the negation of fear, the gesture that gives confidence, the protective posture.
The second left arm is in gajahasta mudra, the gesture of trunk of elephant and points at the left leg, the emancipation way. Behind the head long hair of the god are stretching, moved by the violence of the movements of the dance.
Of course, there are other symbols of Shiva we've seen in a previous post: half-moon, the Ganges, the necklace of skulls.
The static god represented by the lingam becomes the relentless engine of the universethe eternal energy that creates, maintains and destroys everything, the global and unremitting dynamism  theorized by Hinduism where nothing is static, permanent, but everything is in a rapidly emerging with the exception of the one realitynever born and never dies, indefinable and ineffable, one who isn’t being neither not-beingbeginning of all things: the Brahman.




Shiva Nataraja

Una delle più diffuse e suggestive immagini di Shiva soprattutto nell’India del sud è quella di Shiva Nataraja, il Re della danza. Un altro esempio emblematico della duplicità dell’esistenza. Il grande asceta, il mendicante che chiede l’elemosina col corpo nudo cosparso della cenere dei crematori diventa Signore della più forsennata delle danze e in un cerchio composto dalle fiamme di Agni, detto prabhamandala o alatacakra, danza il vorticoso tandava, il ballo che simboleggia l’intera evoluzione dell’universo.
Ma vediamo nel dettaglio il simbolismo di questa potente immagine che rappresenta una delle 108 posizioni del tandava.
Il piede destro è posto sopra il demone Apasmara Purusha (o  Mujalaka). Apasmara significa smemoratezza, oblio e simboleggia l’ignoranza, l’erronea credenza intesa come maya, illusione che fa credere reale ciò che è transitorio e che lega pertanto l’uomo alle passioni materiali e lo condanna a rinascere in quello ciclo che si chiama samsara.
La gamba sinistra è sollevata e piegata verso destra ad esprimere la funzione liberatoria della danza del dio.
Con una mano destra il dio tiene il damaru, il tamburo composto da due triangoli con i vertici uniti simbolo del lingam e della yoni, principio maschile e femminile. E’ il tamburo dal quale scaturì il suono primordiale, la sacra sillaba AUM. Questo è il simbolo della fase creatrice. Con una mano sinistra, piegata nel ardhachandra mudra, il gesto della mezzaluna, Shiva tiene invece una fiamma, simbolo del dio Agni e della fase distruttrice.
L’altra mano destra è piegata nel gesto che rassicura, che invita a non temere, l’abhaya mudra. L’altro braccio sinistro è invece proteso nel gesto della proboscite dell’elefante, il gajahasta mudra, a significare la capacità di rimuovere gli ostacoli ed indica la gamba sinistra come via della liberazione.
Dietro il capo si estendono i lunghi capelli del dio, mossi dalla violenza dei movimenti della danza.
Non mancano naturalmente gli altri simboli propri di Shiva che abbiamo già visto in un precedente post: la mezzaluna, il Gange, la collana di teschi.
Lo statico dio rappresentato dal lingam, da una colonna di pietra, diventa quindi il motore instancabile dell’universo, l’energia eterna che crea, mantiene e distrugge in quel dinamismo totale e incessante teorizzato dall’induismo in cui nulla è statico, permanente, ma tutto è in un vorticoso divenire ad eccezione dell’unica realtà, mai nata e che mai morrà, indefinibile e ineffabile, che non è essere nè non-essere, principio di tutte le cose: il Brahman.

domenica 3 dicembre 2017

Il pianto di Shiva e i semi di Rudraksha

Forse pianse per il dolore alla gola che gli provocò il veleno che bevve per salvare il mondo durante il Samutramanthan, il Frullamento dell’oceano cosmico, o forse le sue erano lacrime di gioia per aver distrutto Tripura la città dei demoni, altri testi ancora assicurano che si trattava di lacrime di dolore perché non era riuscito a sostenere la meditazione o addirittura erano lacrime che sgorgarono dopo che lui aveva constatato la condizione del mondo.
Fatto sta che Shiva pianse e che da quelle sacre lacrime nacque la pianta della Rudraksha i cui semi sono considerati sacri.
Il nome deriva dal sanscrito, Rudra è uno dei nomi di Shiva e akshan significa occhio.
Secondo l’induismo i semi di rudraksha hanno poteri e significati religiosi, mistici e curativi.
Si tratta dei semi con i quali sono realizzati i rosari indiani, i japamala, anche se la stragrande maggioranza di quelli che si trovano in commercio non sono fatti con questi semi, ma con altri materiali meno costosi. Con i rudraksha si possono anche fare bracciali, orecchini, pendenti e altri monili.
Da un punto di vista botanico l’albero della rudraksha è un sempreverde chiamato Elaeocarpus ganitrus che nasce in certe regioni dell’India e dell’Asia e produce una bacca bluastra grande più o meno come una noce.
I semi sono molto particolari perchè sono divisi in spicchi e sono percorsi da scanalature e hanno un foro al centro.
Japamala di rudraksha
Secondo la medicina ayurvedica i semi di rudraksha emettono onde elettromagnetiche che hanno effetti benefici su cuore, sistema nervoso e pressione sanguigna ed alleviano lo stress, la depressione, l’ansia e la stanchezza mentale.  
I semi vengono distinti in base al numero degli spicchi o facce in cui sono suddivisi dette mukhi (mukhia in sanscrito significa faccia) e ci sono rudraksha rarissimi, come quello con  una sola mukhi di cui si dice ne nasca uno ogni tre anni.
I rudraksha più rari costano molto e spesso commercianti senza scrupoli vendono rudraksha falsi. Esistono delle indicazione per rendersi conto se il seme è vero o no (in acqua non galleggiano, resistono anche se vengono bolliti, non hanno scanalature intorno al foro, etc.) ma solo una persona esperta può evitare di essere ingannato. I rudraksha più comuni invece sono più a buon mercato.
Ogni seme ha un dio di riferimento, uno specifico mantra e determinati poteri e benefici.
Il rudraksha con una sola mukhi è, per esempio, dedicato al dio Shiva, quello a due mukhi a Vishnu, quello a tre ad Agni, quello a quattro a Brahma, quello a otto mukhi è invece dedicato a Ganesh.

sabato 7 ottobre 2017

Krishna and Govardhan hill

Krishna raising Govardhan
The villagers of Vrindavana were preparing Indrapuja, the yearly sacrifice dedicated to 
the King of the Gods, Lord of the rain who, with his benevolence, made possible their lives and the lives of animals bred by them.
But Krishna, the seventh iavatar of Vishnu, who lived with the shepherds of the village, persuaded them there was no need to make that sacrifice.
"There is no need to make a sacrifice to Indra, the rain will fall and the water will not fail for you or for your animals and for your fields. It's better than the sacrifice you are doing in honor of the hill Govardhan, it's makes your life possible, not Indra."
The shepherds and peasants of Vrindavana were astounded by those words, but after some hesitation, they began to celebrate a grand sacrifice in honor of the hill at the foot of which stood their village.
Krishna wanted to teach a lesson to Indra became too proud and wanted to restore the hierarchy, he was the Supreme Personality of Godhead which bakta, devotees, had veneration and worship.
Indra, however, was furious and called together his most powerful clouds starting samvartaka, the awful cloud that appears every dissolution of the universe.
The village of Vrindavan was struck by most furious storm of all time, for days and days it did rain and hail. The land was no longer able to absorb water, the village was devastated by severe floods, people and animals did not know where to stand and turned to Krishna, pleading for help.
Krishna then lifted by his hand the whole hill of Govardhan and invited all the shepherds and their animals under that huge umbrella.
Indra continued to bring down rain, but friends of Krishna were safe under his protection, and the wrath of the King of the gods nothing could against Krishna.
Indra understood, he did stop raining and bowed humbly at the feet of Krishna.
Govardhan Hill was put back in its place and is still celebrated every year a sacrifice in his honor, Govardhanpuja.




domenica 17 settembre 2017

I mercati di Delhi

Denti e dentiere a Chandni Chowk
Anche Delhi ha molti mercati, alcuni noti e frequentatissimi dai turisti, altri meno noti e frequentati prevalentemente da indiani.
Il primo e (giustamente) il più famoso mercato di Delhi è il Chandni Chowk che, a Old Delhi, si estende in un intrico di stradine e vicoletti davanti al red Fort. Che dire, perdetevi dentro questo labirinto caotico, ne troverete di tutti i colori come, per esempio, il negozio che vende denti e dentiere già fatte. Troverete quello che fa per voi senza inutili ed estenuanti sedute dal dentista!
Lustrascarpe su Janpath



Molto famoso anche il Tibetan Market sulla centralissima Janpath, qui si trovano oggetti molto interessanti e diversi dai soliti souvenir. Proseguendo su Janpath si trova, appunto, il più popolare Janpath Market  dove è possibile (come un po' in tutta Delhi) farsi dare una lucidatina alle scarpe.
Meno frequentato, ma con merce di categoria nettamente superiore è il Khan Market, situato non lontano da Gandhi Smrti e raggiungibile in metropolitana. Di tutti i negozi mi piace ricordare il negozio di arredamento e oggettistica per la casa Good Earth, non solo perchè ha oggetti molto interessanti, ma perchè al terzo piano ha un bar molto accogliente dove è possibile bersi un tè, un caffè o una birra e riposarsi dalle fatiche dello shopping!
Good Earth a Khan Market
Da visitare assolutamente anche l'INA Market, mercato molto indiano che vende abbigliamento, alimentari, utensili per la cucina, spezie, animali vivi e verdure. E' in Aurobindo Marg nella zona sud di Delhi.
Ovviamente tutta Delhi è un mercato a cielo aperto. in particolare Connaught Place e il concentrico Indira Circus sono pieni zeppi di negozi di ogni tipo. Voglio ricordare solo Khadi un negozio che vende appunto abiti khadi cioè abiti prevalentemente (ma non solo) di cotone indiano filato artigianalmente col charka, l'arcolaio di gandhiana memoria.







sabato 26 agosto 2017

Delhi: i luoghi del potere e il National Museum

Il Rajpath, la Via del Re, è la via del potere. Si tratta di un immenso viale che da Gate of India arriva fino al maestoso Rashtrapati Bhavan, la residenza del Presidente della Repubbluca. Ai lati troviamo i principali ministeri, la residenza del Primo Ministro e, un po' più decentrato, il Palazzo del Parlamento.
In zona, da non perdere, il National Museum che raccoglie
interessanti reperti della civiltà dell'Indo provenienti da Harappa e Moenjo Daro tra cui alcuni famosi sigilli raffiguranti posizioni yoga (a riprova dell'origine autoctona e non arya dello yoga).
Molto belle anche le statue in pietra e quelle in bronzo risalenti ai vari periodi fino al medioevo indiano.
Miniature moghul, gioielli tempestati di diamanti e pietre preziose, armi, tappeti e tessuti completano un museo che vale la pena di visitare.




venerdì 25 agosto 2017

Lotus Temple e Kalkaj Temple a Delhi



Tra il Lotus Temple di Delhi e il Kalkaji Temple ci sono circa 800 metri, ma la distanza tra i due è abissale.
L'enorme e suggestivo loto a 27 petali del Lotus Temple è inserito in un giardino curatissimo, tutto è pulito ed ordinato. Al suo interno, un unico ampio spazio con panche allineate, non c'è un'immagine, non un simbolo, non una candela. Niente. Un ambiente asettico e "imparziale" per questa religione inventata duecento anni fa, la religione Bahia'i, per cercare di unire le varie religioni in una religione universale.
Poco lontano, dopo una stradina con venditori di idoli e braccialetti, polveri e frutta, c'è il frequentatissimo Kalkaj Temple. Un tempio semplice, comune, dove la gente va a pregare, chiedere, ringraziare. Chi ci arriva a piedi, chi in ginocchio, altri facendo un passo e poi distendendosi per terra e così via.
Dentro si dona l'offerta e si ha il darshana, la visione del dio. Il brahmano segna la fronte di vermiglio, ti benedice con la coda di pavone. Ovunque ci sono immagini, simboli, segni, suoni.




giovedì 24 agosto 2017

Ancora Delhi


Nella foto di fianco potete vedere il luogo esatto dove il Mahatma Gandhi venne ucciso il 30 gennaio 1948. Siamo a Gandhi Smriti la residenza messa a disposizione di Gandhi a Delhi dal grande industriale indiano Birla. Ora c'è un memoriale e  un museo multimediale sul Mahatma. 
La visita è molto emozionante anche perché è possibile ripercorrere il percorso esatto fatto da Gandhi per andare dalla casa al luogo in cui fu ucciso mentre si recava alla preghiera serale. Lungo il percorso infatti sono state disegnate per terra le orme dei piedi.
I Lodi Gardens sono un altro posto di Delhi da visitare assolutamente. Si tratta di un parco curatissimo realizzato nel 1400 all'interno del quale, tra una vegetazione rigogliosa, sono collocati monumenti molto belli come la Bara Gumbaud (foto a destra) altre tombe e moschee tutte appartenenti ai regni Sayyid e Lodi che governarono Delhi dai primi anni del 1400 al 1526.
Si può viceversa fare assolutamente a meno di andare a visitare il Lakshmi Narayana Temple, conosciuto come Binda Mandir, che venne inaugurato da Gandhi nel 1938 e aperto a tutti, inclusi fuoricasta e non hindu, ma di scarso interesse sia artistico che di culto.







mercoledì 23 agosto 2017

Viceroy's house

Oggi a New Delhi abbiamo visto un bel film, Viceroy's House. 
Si narra del dramma della partizione dell'India vista dalla 'casa' dell'ultimo Viceré delle Indie, Lord Mountbatten.
Siamo nel 1947, il Regno Unito ha deciso di restituire l'India all'indomani conceden- do l'indipendenza, ma non è semplice andarsene. Le divisioni tra hindu e musulmani rendono difficile la transizione, i musulmani, guidati da Jinnah vogliono uno stato tutto per sè, il Pakistan, la terra dei puri. Non si fidano degli hindu che sono la maggioranza nel paese.
Gandhi si oppone, è disposto a cedere la poltrona di primo Presidente dell'India indipendente a Jinnah pur di non vedere il proprio paese smembrato. Ma a questa ipotesi si oppongono decisamente gli hindu e Nehru è categorico nell'escludere questa possibilità.
Anche il Regno Unito e gli Stati Uniti hanno interesse ad avere due stati e cosi sarà.
La partizione sarà causa della più grande migrazione della storia, 14 milioni di persone che, in base alla propria religione, abbandonarono le proprie case e le proprie città per trasferirsi in un nuovo paese.
Ci saranno scontri violentissimi tra hindu e musulmani, un milione di morti è una ferita ancora aperta nell'India, smembrata, di oggi.
Bel film, misurato e accurato in cui è inserita anche una dolce storia d'amore.

martedì 22 agosto 2017

Mangalore



Il territorio intorno a Mangalore è una jungla meravigliosa, ma andiamo con ordine.
Dopo essere stati nella "nostra" Cochin e aver incontrato tutti i nostri amici, siamo andati in treno a Mangalore.
Il treno è il mezzo migliore per andare a Mangalore che dista circa 400 km a nord di Cochin ed è situato lunga la costa nello stato del Karnataka.
In auto o in autobus il viaggio è lungo, impegnativo e rischioso mentre, prendendo un posto sleeper sul Maveli Express, si parte alle 23.40, ci si fa una bella dormita e si arriva a Mangalore alle 08.05. Il tutto per la modica cifra di 625 rupie a testa, circa 8 euro.Vi dicevo della jungla. 
Noi eravamo a circa 60 km da Mangalore nell'interno in un villaggio che si chiama Halyangadi. Qui, grazie alle piogge monsoniche e alla temperatura alta, la vegetazione è rigogliosissima.
Baniani e banani, palme, manghi enormi, alberi di Ashoka, papaya, pepe, tapioca, noce moscata, passion fruit, ananas e altre migliaia di piante di cui non conosco il nome. 
Ovviamente la fauna non è da meno, pappagalli, pavoni, serpenti di vari tipi, farfalle colorate.
Ma questa zona non è interessante solo per la natura, a Shravanabelagola, circa 60 km da Mangalore, su due colline contrapposte sorgono due interessanti templi jaina (una delle religioni indiane). 
Un tempio è dedicato a Bahubali, uno dei ventiquattro tirthamkara (letteralmente "attraversatore del guado", cioè uno che è riuscito ad arrivare sull'altra sponda).
È uno dei 24 profeti che hanno rivelato il jainismo all'umanità. 
Il tempio è sovrastato da una statua alta 17 metri, un monolite che rappresenta Bahubali in posizione eretta, la posizione che mantenne per un anno rimanendo in meditazione e ottenendo la liberazione e la onniscienza.
L'altro tempio è situato sulla collina di fronte a questa ed è dedicato a tutti e ventiquattro tirthamkara rappresentati nel tempio in bassorilievi in bronzo.









lunedì 21 agosto 2017

Indipendence Day



Sebbene con qualche giorno di ritardo, vi racconto che quest'anno il Giorno dell'Indipendenza  (15 agosto) lo abbiamo trascorso alla St. Dominic School di Palluruthy, Cochin.
Per ricordare il giorno in cui l'India riuscì a liberarsi dalla dominazione britannica, i circa 2.000 ragazzi della scuola hanno cantato, ballato e rinnovato il giuramento alla bandiera indiana.
Nei discorsi delle autorità si è ribadito con convinzione che l'India è grande se è unita e che le diversità sono una ricchezza che rende questo paese unico al mondo.




domenica 28 maggio 2017

Conoscenza e azione

L'atman si realizza e non si conosce, non servono azioni meritorie o caritatevoli, non è un premio o un traguarda raggiunto dai buoni, ma dai saggi. Sankara nel suo Vivekacudamani ci ricorda che "le azioni meritorie servono a purificare la mente non a comprendere la realtà. La realizzazione del Sè è sempre frutto  dell'investigazione scriminante e non di azioni meritorie per quanto numerose possano essere".
Non servono neppure le azioni rituali, l'azione infatti si svolge sempre sul piano fenomenico, quello della (falsa) realtà, dell'illusione di Maya. La molteplicità non è reale perchè l'atman è indivisibile e senza parti.
"L'atman è aldilà di ogni immaginazione ed è libero dalla molteplicità fenomenica, solo i saggi possono realizzarlo pienamente, coloro che si sono liberati dal desiderio, dalla paura, dall'ira e che conoscono i Veda" (Gaudapada).




sabato 15 aprile 2017

Ancora sul politeismo


Un'altra riflessione sul (presunto) politeismo 
delle religioni hindu.






"Dio si manifesta in infinite forme 
proprio perchè non ha forma 
e viene invocato con infiniti nomi 
proprio perchè non ha nome".










Sul politeismo: clicca qui e qui




About polytheism again

Another reflection on the (presumed) polytheism
 of the Hindu religions.






"God manifests Himself in infinite forms
just because He has no shape
and He is invoked with endless names
just because He has no name. "










About polytheism here and here




domenica 9 aprile 2017






Mai può la fine del mondo 
essere raggiunta viaggiando,
ma non c'è fuga dal dolore
senza raggiungere la fine del mondo.







sabato 4 febbraio 2017

Liberation



File:Aum Om blue circle orange.svg

Liberation is a realization that does not depend on ritual acts, prayers or actions. It's just an awakening to the state originally Brahmanical.
In fact the truth is that "you are that" and not "you will become that." There is no space for evolution.
Even the meritorious acts are worthless to the attainment of Truth. They may be useful to purify the mind, but not to understand reality.
So we let's do less and reflect more, let's stop, let's try and silence within us.
Useless is the study of the sastras.

Liberazione

File:Aum Om blue circle orange.svg


La liberazione è una presa di coscienza che non dipende in alcun modo da atti rituali, preghiere o azioni. E' semplicemente un risveglio allo stato brahmanico originario. 
Infatti la verità è che "tu sei quello" e non "tu divieni quello". Non c'è spazio per il divenire.
Anche le azioni meritorie sono inutili al fine del raggiungimento della Verità. possono essere utili per purificare la mente, ma non per comprendere la realtà.
Quindi facciamo di meno e riflettiamo di più, fermiamoci, facciamo silenzio e cerchiamo dentro di noi.
Vano è lo studio dei  sastra.



sabato 21 gennaio 2017

January 30, Anniversary of Gandhi's death



The January 30, 1948 Nathuram Godse killed Mahatma Gandhi in Delhi, while he was on his way to prayer.

* * * * * 

Non-possession is allied to non-stealing. A thing not originally stolen must nevertheless be classified as stolen property if we possess it without needing it. Possession implies provision for the future. A seeker after truth, a follewer of of the law of love, cannot hold anything against tomorrow. God never stores for the morrow; He never creates more than what is strictly needed for the moment. If, therefore, we repose faith in His providence, we should be assured that He will give us every day our daily bread, meaning everything we require.[...]
Our ignorance or negligence of the Dine Law, which gives to man from day to day his daily bread and no more, has given rise to inequalities with all the miseries attendant upon them.
The rich have a superfluous store of things which they do not need, and which are therefore neglectet and wasted; while millions starve to death for want of sustenance. 
If each retained possession only of what he needed, no one would be in want and all would live in contentment. As it is, the rich are discontented no less than the poor. The poor man would fain become a millionaire, and the millionaire a multi-milionaire. [...]
If only the rich keep their own property within moderate limits, the starving will be easily fed and willlearn the lesson of contentment along with the rich.
perfect fulfilment of the ideal of non-possession requires that man should, like the birds, have no roof over his head, no clothing and no stock of food for the morrow. He will indeed need his daily bread, but it will be God's business, and not his, to provide it. Only very very few, it any at all, can reach this ideal. We ordinary seekers may not be repelled by the seeming impossibility. But we must keep the ideal costantly before us, and in the light thereof critically examine our possessions and try to reduce them.
Civilization, in the real sense of the term, consists not in the multiplication, but in the deliberate and voluntary reduction of wants.


Mohandas Karamchand Gandhi



30 Gennaio: Anniversario della morte di Gandhi




Il 30 gennaio 1948 Nathuram Godse uccise il Mahatma Gandhi a Delhi, mentre si stava recando alla preghiera.


* * * * *


"Il non possedere è alleato del non rubare. Una cosa inizialmente non rubata va ugualmente considerata rubata se la possediamo senza averne bisogno.
Il possesso implica l'accumulo per il futuro. Un cercatore della verità, un seguace della legge dell'amore, non può avere nulla in vista del domani. Dio non fa mai scorte per il domani. Non crea mai più cose di quelle che sono strettamente necessarie per il momento presente. Quindi, se abbiamo fede nella sua provvidenza, dobbiamo essere certi che ogni giorno ci darà il nostro pane quotidiano, cioè tutte le cose che ci occorrono.[...]
La nostra ignoranza o negligenza della legge di Dio, che dà all'uomo giorno per giorno il suo pane quotidiano e niente di più,  è all'origine di tutte le diseguaglianze con tutte le miserie che ad esse si collegano. I ricchi hanno scorte superflue di cose di cui non hanno bisogno e che restano, perciò, dimenticate e sprecate, mentre ci sono milioni di morti per mancanza di sostentamento.
Se ognuno si limitasse a possedere soltanto ciò di cui necessita, nessuno si troverebbe in stato di bisogno e tutti vivrebbero appagati. 
Così come stanno le cose, i ricchi sono scontenti non meno dei poveri. Il povero diventerebbe volentieri milionario e il milionario multimilionario.[...]
Se i ricchi trattenessero le loro proprietà in quantità ragionevoli, si potrebbe facilmente nutrire gli affamati ed insegnare loro la lezione di sapersi accontentare, insieme ai ricchi.
Il perfetto conseguimento dell'ideale del non-possesso comporta che un uomo dovrebbe, come gli uccelli, non avere nè tetto sopra la testa, nè vestito, nè alcuna riserva di cibo per il domani. Egli dovrebbe considerare necessario solo il pane quotidiano, ma sarà compito di Dio non suo di fornirglielo. Soltanto pochissimi, se mai alcuno, riescono a raggiungere tale ideale. Noi, comuni cercatori, non dobbiamo lasciarci scoraggiare dall'apparente impossibilità. Dobbiamo bensì tenere costantemente di fronte a noi questo ideale e, alla sua luce,  esaminare criticamente il nostro possesso e cercare di ridurlo.
La civiltà, nel vero senso del termine, non consiste nella moltiplicazione, ma nella deliberata e volontaria riduzione dei bisogni."

Mohandas Karamchand Gandhi