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venerdì 14 maggio 2021

La pace mentale

"La pace della mente si ottiene coltivando la simpatia delle persone felici, 
la compassione per le persone infelici, 
il piacere nella virtù e
l'indifferenza verso i malvagi."
                                                                         Patanjali

mercoledì 22 agosto 2018

Le origini dell'universo

Sri yantra
In quel tempo non c'era ciò che non è e non c'era neppure ciò che è.
Non c'era lo spazio e non c'era il cielo che lo sovrasta.
Cosa si muoveva? E dove? Protetto da chi?
Esisteva l'acqua e i suoi impenetrabili abissi?
In quel tempo non c'era la morte e non c'era l'immortalità.
Non c'era il giorno e non c'era la notte.
Quell'Uno respirava per suo stesso potere, senza l'aria.
Oltre a Lui niente altro esisteva.
Al principio c'erano solo le  tenebre che nascondevano altre tenebre.
Tutto era caos indistinto.
Il seme dell'esistenza era avvolto dal nulla e nacque come Ekam, Uno, grazie al proprio ardore.
Al principio, sopra di Lui, si mosse il desiderio, il primo atto che fecondò la mente.
Il legame tra essere e non essere lo trovarono nel proprio cuore i poeti grazie alla meditazione.
La loro linea venne tesa, cosa esisteva sotto e cosa sopra?
Vi furono dispensatori di seme e forze che generarono?
Sotto era l'energia, sopra l'impulso.
Ma chi davvero sa, chi potrebbe dire da dove è giunta questa creazione?
Al di qua della creazione ci sono gli dèi, chi può dire da dove proviene?
Da dove proviene questa creazione e fu Lui a crearla oppure no?
Gli occhi di chi dai più alti cieli presiedono questo mondo?
Lui certamente lo sa oppure non lo sa.

Rig Veda X, 129



domenica 9 aprile 2017






Mai può la fine del mondo 
essere raggiunta viaggiando,
ma non c'è fuga dal dolore
senza raggiungere la fine del mondo.







domenica 31 gennaio 2016

The fearless place


The attainment of Brahman, of the knowledge of the Self, the goal Hindu spiritual path, is called from the Katha Upanishad, "reaching the fearless place" (II, 11). That is to reach "the other side of no fear."
Some translations speak of "place of safety", but it seems much more significant and beautiful the literal translation from the Sanskrit word "abhaya", which means "not fear".
And it is obvious that, once reached the Self, there is no more fear, because this achievement corresponds with the awareness of the absence of otherness. And where there is not another can not be afraid, you are afraid of something else, as we remember also the Brhadaryanaka Upanishad (I, 4, 2).
The first otherness that must be eliminated is that of me and mine, to be convinced that I am not my body, my experiences, my life, thinking that I am nama and rupa, name and form and not that I am the Self , tat tvam asi: I'm that one.
The great sage Ramana Maharshi recalls: "I stopped to take what was not me or mine and so I defeated every fear."
Knowledge of Brahman is the first self-knowledge as the Self and this Self, Brahman, is not knowable by the study, with the works, with the intelligence. "Only the man without wishes who want just the Self can reach it" (KU II 23).
"Close the doors of the  eleven gates fortress and look inside of you". (KU IV 1).




Il luogo della non paura

Il raggiungimento del Brahman ossia della conoscenza del Sè, obiettivo del cammino spirituale hindu, è chiamato dalla Katha Upanishad, "il raggiungimento del luogo della non paura" (II, 11). Si parla in particolare di raggiungere "l'altra sponda della non paura". 
Alcune traduzioni italiane parlano de "il luogo della sicurezza", ma mi sembra molto più significativa e bella la traduzione letterale dal sanscrito della parola "abhaya", che significa appunto "non paura".
Ed è ovvio che, una volta raggiunto il Sè non c'è più la paura, perchè tale raggiungimento corrisponde con la consapevolezza dell'assenza di alterità. E là dove non c'è un altro è impossibile avere paura, si ha paura di qualcosa d'altro, come ci ricorda anche la Brhadaryanaka Upanishad (I, 4, 2).

La prima alterità che va eliminata è quella dell'io e del mio,  l'essere convinti che io sia il mio corpo, le mie esperienze, la mia vita, pensare che io sia nama e rupa, nome e forma e non che io sia il Sè, tat tvam asi: io sono quello.
Il grande saggio Ramana Maharshi ricorda: "smisi di tenere a ciò che non era né me né mio e così sconfissi la paura".
La conoscenza del Brahman è innanzitutto la conoscenza di se stessi come il Sè e questo Sè, il Brahman, non è conoscibile con lo studio, con le opere, con l'intelligenza. "Solo l'uomo privo di desideri che aneli esclusivamente al Sè può raggiungerlo" (KU II 23).
Chiudere le porte della fortezza dalle undici porte e guardare dentro di sè (KU IV 1). 




giovedì 2 ottobre 2014

Buon Compleanno Gandhi!

La stanza di gandhi a Mumbai

2 ottobre 1865 Anniversario 
della nascita di Gandhi

"Secondo me Dio è verità e amore, etica e moralità, assenza di paura. Dio è la sorgente della luce e della vita e tuttavia egli è al di sopra e al di là di esse. Dio è coscienza. Dio è lo stesso ateismo degli atei perchè nel suo infinito amore, permette all'atea di esistere. Dio è il cercatore di cuori, è colui che trascende discorso e ragione. Conosce noi e i nostri cuori meglio di noi stessi, non ci prende in parola perchè sa che spesso non parliamo seriamente, alcuni consapevolmente altri inconsapevolmente. Egli è un Dio personale per coloro che hanno bisogno della sua presenza personale, è un Dio con un corpo per coloro che hanno bisogno del suo tocco. E' la più pura delle essenze. Per coloro che hanno fede egli semplicemente 'è'. Egli è tutte le cose per tutti gli uomini. Lui è i noi e tuttavia sopra e oltre di noi."

Mohandas Karamchand Gandhi

(Young India 5 marzo 1925)


venerdì 7 marzo 2014

Il mondo è riflesso dell'immaginazione

"
"Conosciamo il mondo esterno fatto di sensazioni e azioni, ma sappiamo ben poco del nostro mondo interiore di pensieri e sentimenti.
Il primo scopo della meditazione è diventare coscienti della nostra vita interiore ed entrare in intimità con essa. Il fine ultimo è raggiungere il Sè, la sorgente della vita e della conoscenza.
Il mondo è soltanto un riflesso dell'immaginazione. Conoscere il Sè come unica realtà e tutto il resto come temporaneo e transitorio, è libertà, pace e gioia."



Sri Nisargadatta Maharaj

sabato 15 febbraio 2014

Il fine giustifica i mezzi?


Il fine giustifica i mezzi? Questo il pensiero del Mahatma.
"Il mezzo può essere paragonato a un seme, il fine a un albero e tra  mezzo e fine vi è esattamente lo stesso inviolabile nesso che c'è tra seme e albero. Noi raccogliamo esattamente ciò che seminiamo."


M.K. Gandhi




giovedì 30 gennaio 2014

30 gennaio 1948: la morte di Gandhi

Busto del Mahatma al 'Gandhi bazar' di Bangalore
Il 30 gennaio 1948 venne ucciso Mohandas Karamchand Gandhi, il Mahatma. Voglio ricordarlo in questo anniversario con un suo pensiero che mi sembra particolarmente adatto al periodo storico che sta vivendo l'India anche in vista delle prossime elezioni nazionali previste per maggio.

* * * * *

"L'India dovrà essere uno stato teocratico e si dovranno imporre i dogmi dell'induismo anche ai non-induisti? Spero di no. L'India cesserebbe di essere una terra di speranza e di promessa, una terra a cui tutte le razze asiatiche e africane, anzi, il mondo intero guardano.
Il mondo non si aspetta meschinità e fanatismo dall'India, si aspetta grandezza e bontà, perchè il mondo intero possa trarne una lezione e rischiarare di luce la sua tenebra opprimente."

M. K. Gandhi


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sabato 16 novembre 2013

All'interno del nostro cuore


"Questo luogo all'interno del nostro cuore e' tanto grande quanto grande lo spazio che l'occhio può vedere. 
Al suo interno ci sono questo e quello, il cielo e la terra. 
Qui dimorano il fuoco e l'etere, il sole e la luna, il fulmine e le stelle, tutto ciò che appartiene a questo universo e anche quello che non gli appartiene."




Chandogya Upanishad VIII, I, 3


mercoledì 2 ottobre 2013

Buon compleanno Gandhi!

2 Ottobre 1869: nascita di Gandhi




Dovete stare di fronte al mondo intero anche se dovete farlo da soli. Dovete guardare in faccia il mondo intero, anche se il mondo vi guarda con gli occhi iniettati di sangue. Non abbiate paura. Fidatevi della voce che risiede dentro il vostro cuore e che dice: "Abbandona i tuoi amici, tua moglie, abbandona tutto, ma testimonia quello per il quale sei vissuto e per il quale sei disposto a morire. Io voglio vivere interamente la mia vita e per me essa durerà 120 anni. A quel tempo l'India sarà libera, il mondo sarà libero.







sabato 15 giugno 2013

L'occidentale è senza speranze

Nonostante studi e mi interessi di India e induismo da anni e nonostante, quando posso, vada in India, sono sempre preso dalle mie paturnie ed ansie da occidentale.
Mi è venuto in mente in proposito un pensiero riferito da Sri Nisargadatta Maharaj che diceva:
"L'occidentale è senza speranze, non riesce a crescere nel cammino spirituale perchè non ha le capacità. E' meglio non dirgli niente del moksha e della realizzazione. Che viva una vita utile e si guadagni una rinascita in India. Allora avrà una possibilità."
Mi sa che anch'io posso solo sperare in una rinascita in India! 

domenica 5 maggio 2013

Ikea in India

Fra poco in una casa di Varanasi o di Pune, in una capanna del Bihar o in un appartamento di Mumbay non troveremo più charpai o letti col baldacchino, semplici scaffalature in legno dai più svariati colori, specchi incorniciati con canne di bamboo e tavoli in teak o in legno di mango. Troveremo la libreria Billy e la poltrona Karlstad, il letto Malm e il tavolinetto Lack. 
Ebbene sì. Il governo indiano ha definitivamente autorizzato Ikea ad aprire in India dieci negozi nei prossimi dieci anni e altri quindici negli anni successivi. L’investimento della prima fase vale quasi 2 miliardi di dollari. 
Le leggi a tutela dei piccoli negozi che hanno per ora ostacolato la realizzazione di grandi supermercati di vendita al dettaglio e il tentativo di sbarco per esempio dell’americana, non sono servite a bloccare il colosso svedese. La legge indiana infatti autorizza gli stranieri a realizzare catene retail se i prodotti sono monomarca, come nel caso delle Ikea che vende solo prodotti a proprio marchio, mentre le vendite multimarchio (proprie dei supermercati) hanno delle restrizioni. 
E perché gli indiani non dovrebbero avere quello che abbiamo noi, mobili a buon mercato? Sarà, ma questa omogeneizzazione mi rattrista e mi spaventa 
Non voglio tediarvi, ma devo citare un’altra volta il Mahatma Gandhi che era convinto che l’India avesse una missione da compiere nel mondo e dovesse essere per tutte le altre nazioni un faro che indicasse un modello di vita pacifico e diverso rispetto a quello occidentale. 

Gandhi su Young India dell’11 agosto 1927 scriveva: 

Sono sufficientemente umile da ammettere che c’è molto di utile da assimilare dall’occidente. La saggezza non è monopolio di un solo continente o di una sola razza. La mia opposizione alla civiltà occidentale è in realtà una resistenza alla sua indiscriminata e irriflessiva imitazione basata sull’assunto che gli asiatici siano capaci solo di copiare tutto ciò che provenga dall’occidente. 
Credo che se l’India avrà sufficiente pazienza da superare la prova del fuoco della sopportazione e resistere ad ogni illecita invasione della sua stessa civiltà – civiltà che, malgrado la sua indubbia imperfezione, finora ha resistito alle devastazioni del tempo – potrà dare un contributo duraturo alla pace e al saldo progresso del mondo.” (da Gandhi, Il mio credo Ed. Newton Compton).

domenica 28 aprile 2013

I tirtha, i luoghi sacri dell'induismo

“Il santuario più santo di tutti i santuari, il tirtha più sacro di tutti i tirtha è la meditazione sul Brahman, il controllo dei sensi, la disciplina interiore e la purezza del cuore.” 


Garudapurana 




Il Gange a Varanasi, sacro tirtha dell'induismo

Si chiamano tirtha, sono i luoghi santi dell’induismo. Può essere un fiume, può essere un albero, può essere un monte. In questi luoghi si recano in pellegrinaggio i devoti hindu perché quelli sono i luoghi propizi per la devozione. 
Tirtha in sanscrito significa 'guado', passaggio, via, è la porta che conduce da uno stato ad un altro, è lo strumento per ottenere ciò che si desidera. Anche un tempio è un tirtha
Alcuni tirtha sono indicati per il culto dei defunti e un passo del pellegrinaggio che porta al sacro tirtha di Gaya rappresenta un passo per l’anima del defunto verso i cieli. Altri tirtha sono indicati per lavare i peccati, altri per propiziare un buon matrimonio, altri ancora per conseguire moksha, la liberazione dal ciclo delle rinascite. Uno di questi è Prayag, nei pressi di Allahabad, laddove il Gange si congiunge con la Yamuna, ‘il pube della terra’, anche Varanasi è un sacro tirtha, la tradizione vuole che l’anima di colui che qui muore ottenga subito la liberazione e l’unione con il brahman
Non basta però andare in un pellegrinaggio presso un tirtha, è necessario rispettare le indicazioni dei libri sacri che stabiliscono meticolosamente l’abbigliamento, il tempo, la necessità o meno della tonsura dei capelli, l’altezza del bastone, i riti da svolgere, i canti da intonare. 
Il Kurmapurana per esempio ricorda “che non porterà alcun frutto il pellegrinaggio verso un tirtha fatto utilizzando un veicolo o per vanteria o per impazienza". 
Ma, ci ricorda il Garudapurana all’inizio di questo post, il tirtha per eccellenza, il luogo sacro per eccellenze è là dove gli dèi nascosero una piccola parte di sé, il cuore dell’uomo.

sabato 30 marzo 2013

Il Sè dentro il nostro cuore

Questo Sè, l'atman, è dentro il nostro cuore. Questo sè è più piccolo di un chicco di riso, di un chicco d'orzo, è più piccolo di un chicco di senape o di miglio, questo Sè che è dentro il nostro cuore è più grande della terra, più grande dello spazio, più grande del cielo, più grande di tutti i mondi.

Chandogya Upanishad III, 14, 3






Buona Pasqua a tutti!




domenica 24 marzo 2013

Nishkama karma, l'azione distaccata


Tu devi agire, ma non godere dei frutti delle tue azioni, non essere attaccato ai frutti delle azioni e non provare neppure attaccamento per il non agire. 
Quello che devi fare fallo, però senza attaccamento alcuno. Resta con animo equilibrato e distaccato nel successo come nell’insuccesso.” (Bhagavad Gita II, 47,48) 



Arjuna e Krishna, suo cocchiere
Tra i problemi del pensiero filosofico hindu quello del rifiuto del mondo e della tendenza all’inazione è molto interessante. 
Sappiamo che il mondo in cui viviamo non è altro che maya, illusione. Anzi è la manifestazione del Brahman, l’Essere Supremo, che nasconde il Brahman stesso. 

Le nove porte dell’uomo sono tutte rivolte verso l’esterno, verso questa falsa realtà e i sensi e le passioni allontanano l’uomo dalla vera realtà, che è il Brahman che può essere raggiunta solo ‘guardando’ dentro di noi e non fuori. 

Sembrerebbe quindi coerente con questa visione privilegiare l’inazione rispetto all’azione, l’ascesi rispetto al concreto vivere nel mondo. 

E’ lo stesso dilemma che Arjuna, eroe pandava del Mahabharata, ha quando deve iniziare a combattere, ma vede nello schieramento opposto cugini, zii, amici, maestri ed è tentato di ritirarsi, di non agire appunto. 

Krishna spiega all’eroe perché l’azione è preferibile all’inazione. 
E’ la Bhagavad Gita – testo principe della mediazione e della sintesi tra le varie correnti di pensiero hindu – che teorizza il concetto di nishkama karma o naishkarmykarma, l’azione distaccata, l’azione che non si fonda sul desiderio, il compimento del dovere per il dovere, l’azione compiuta senza sperare in una ricompensa, l’azione libera da ogni impulso individuale. 
Vivi nel mondo, ma non essere del mondo, agisci, ma in uno spirito di interiore rinuncia al mondo.                     

venerdì 8 febbraio 2013

Il fiume della vita scorre tra due sponde

Kerala India
"Il fiume della vita scorre tra le sponde del dolore e del piacere.
Il problema sorge solo quando la mente rifiuta di fluire con la vita e si arena sulle sponde. Per fluire intendo l'accettazione: accogliere ciò che viene e lasciare andare ciò che va.
Non desiderare, non temere, osserva il presente, come e quando accade, perchè tu non sei ciò che accade, ma colui al quale accade."


Sri Nisargadatta Maharaj




mercoledì 30 gennaio 2013

30 Gennaio 1948: la morte di Gandhi

Oggi è l'anniversario della morte di Gandhi. Sulla fine violenta del Mahatma ho già scritto (clicca qui) e anche sul suo assassino.

Oggi lo voglio ricordare con questo suo pensiero.

"Credo che, in un certo qual modo, siamo tutti dei ladri. Se prendo qualcosa di cui non ho bisogno, la rubo a qualcun altro. La natura produce ogni giorno a sufficienza per i bisogni di tutti. Se ciascuno di noi prendesse per sè soltanto il necessario, al mondo non vi sarebbe povertà e non vi sarebbe fame.
Fino a che esisterà diseguaglianza, significherà che abbiamo continuato a rubare.<...>
Ci sono milioni di persone in India che vivono mangiando soltanto una volta al giorno e quel pasto è un chapati (focaccia) senza olio e con un po' di sale. Voi ed io non abbiamo diritto a niente di più fin tanto che questi milioni non saranno vestiti e nutriti."

Mohandas Karamchand Gandhi

sabato 10 novembre 2012

Chiudere tutte le porte


Chiuse tutte le porte del corpo, concentrata la propria mente all'interno del cuore, fissando nella testa il proprio soffio vitale, l'uomo è concentrato nella meditazione yogica.
Così, pronunciando la sillaba om, pensando interamente a me e abbandonando il proprio corpo, costui raggiunge il fine supremo.


Bhagavad Gita VIII, 12-13








sabato 27 ottobre 2012

L'origine dell'Universo

Sri yantra
In quel tempo non c'era ciò che non è e non c'era neppure ciò che è.
Non c'era lo spazio e non c'era il cielo che lo sovrasta.
Cosa si muoveva? E dove? Protetto da chi?
Esisteva l'acqua e i suoi impenetrabili abissi?
In quel tempo non c'era la morte e non c'era l'immortalità.
Non c'era il giorno e non c'era la notte.
Quell'Uno respirava per suo stesso potere, senza l'aria.
Oltre a Lui niente altro esisteva.
Al principio c'erano solo le  tenebre che nascondevano altre tenebre.
Tutto era caos indistinto.
Il seme dell'esistenza era avvolto dal nulla e nacque come Ekam, Uno, grazie al proprio ardore.
Al principio, sopra di Lui, si mosse il desiderio, il primo atto che fecondò la mente.
Il legame tra essere e non essere lo trovarono nel proprio cuore i poeti grazie alla meditazione.
La loro linea venne tesa, cosa esisteva sotto e cosa sopra?
Vi furono dispensatori di seme e forze che generarono?
Sotto era l'energia, sopra l'impulso.
Ma chi davvero sa, chi potrebbe dire da dove è giunta questa creazione?
Al di qua della creazione ci sono gli dèi, chi può dire da dove proviene?
Da dove proviene questa creazione e fu Lui a crearla oppure no?
Gli occhi di chi dai più alti cieli presiedono questo mondo?
Lui certamente lo sa oppure non lo sa.

Rig Veda X, 129