giovedì 30 giugno 2011

Sita, Rama's wife

She was faithful to her husband, but she, prisoner, had lived with another man. It was not good. And Rama, Lord of Ayodhya, tell to his beloved wife that the war against Ravana, the millions of deaths, the mythical bridge linking India to Sri Lanka, none of all this had been done for her, but to restore the order, the dharma. "I cannot live with you who lived so long with another man."
Rama and Sita, the couple shown as exemple of the perfect wedding even today in India, of what must be the relationship between husband and wife and that speaks volumes about the status of women in the Indian continent.
Sita was stunned, outraged that they doubted her loyalty, "light a fire - she ordered - if I have been faithful to Rama, though I have always respected, if any other man has touched me, Agni, the god of fire, protect me. Otherwise, I burn! " And she threw herself into the flames.
Agni protected her, held her and brought her to Rama, saying, "This woman is pure and have always been faithful."
She was the goddess Lakshmi, who, like Sita, she became the wife of Rama, seventh avatar of Vishnu and hero of the Ramayana epic. Her father found her in a furrow of earth and so called Sita. He married the Prince of Ayodhya, but she was kidnapped by the demon Ravana who took her to Lanka. Rama, with the help of monkeys Sugriva and Hanuman, rescued his wife.
The couple and Rama's army returned to Ayodhya, they lived happily, but the people whispered again. "She lived for more than a year with another man, she cannot live with our King." It was not good that she lived with the example of dharma, righteousness, of what is good, of the rules that make turn the universe.
This time Rama, although his wife was pregnant, forsed Sita to leave the kingdom. She will go in the forest near the hermitage of Valmiki, where the two sons of Rama born: Lava and Kusa.
Rama knew Kusa and Lava when they had children. Once he had kwown them, Rama wanted to return Sita to Ayodhya too.
The queen again declared her loyalty to Rama and her own purity and, before the assembly convened to receive her, said: "If in my mind I had no other man that Rama, if I was always faithful to my husband, you mother, earth, where I was born, give me the grace to get my body."
Having said that the earth opened and revealed a royal throne, where Sita sat before disappearing into the earth closed over her.
In a furrow she was born, in a furrow she returned.

Sita, la moglie di Rama

La prova del fuoco di Sita
Era rimasta fedele a suo marito, ma era vissuta prigioniera presso un altro uomo. Non era bene. E Rama, signore di Ayodhya, dichiara all’amata moglie che la battaglia contro Ravana, i milioni di morti, il mitico ponte che unisce la punta d’India a Sri Lanka,  tutto ciò non era stato compiuto per lei, ma per ristabilire l’ordine, il dharma. “Non posso più vivere con te che hai vissuto così a lungo con un altro uomo.”
Rama e Sita, la coppia modello portata ancora oggi ad esempio in India di matrimonio perfetto, di quello che deve essere il rapporto tra marito e moglie e che la dice lunga sulla condizione femminile nel continente indiano.
Sita rimase attonita, sdegnata che si dubitasse della sua fedeltà, “accendete un rogo – ordinò – se sono stata fedele a Rama, se sempre l’ho rispettato, se mai altro uomo mi ha toccato, Agni, il dio del fuoco, mi proteggerà, altrimenti, che io bruci!” E si gettò nelle fiamme.
Agni la protesse, la sorresse e la condusse da Rama dicendo “Questa donna è pura e ti è sempre stata fedele.”
Era la dea Lakshmi che, come Sita, divenne moglie di Rama, settimo avatar di Vishnu ed eroe dell’epica del Ramayana. Suo padre la trovò in un solco di terra e per questo la chiamò Sita. Si sposò col principe di Ayodhya, ma venne rapita dal demone Ravana che la condusse a Lanka. Rama, con l’aiuto delle scimmie Sugriva e Hanuman, liberò sua moglie.
La coppia e l’esercito di Rama tornarono ad Ayodhya e vissero felicemente, ma la gente mormorava ancora. “Ha vissuto per più di un anno con un altro uomo, non è bene che stia col nostro re.” Non era bene che vivesse con il campione del dharma, della rettitudine, di ciò che è bene, delle regole che fanno girare l’universo.
Questa volta Rama, nonostante la moglie sia incinta, la obbliga ad andarsene dal regno. Andrà nella foresta presso l’eremo di Valmiki dove partorirà i due figli di Rama, Kusa e Lava.
Rama seppe di Kusa e di Lava quando erano già fanciulli e, conosciutili, volle che tornasse ad Ayodhya anche Sita.
La regina dichiarò nuovamente la propria fedeltà a Rama e la propria purezza e, di fronte all’assemblea convocata per riceverla, disse: “Se nella mia mente non ho avuto altro uomo che Rama, se sono stata sempre fedele al mio sposo,  tu madre terra da cui sono nata fammi la grazia di riprendere il mio corpo.”
Detto questo la terra si aprì e ne emerse un trono regale dove Sita si assise prima di scomparire nella terra che si richiuse sopra di lei.
Dal solco della terra era nata, nel solco della terra ritornò.

domenica 26 giugno 2011

The death of Swami Nigamananda against Ganges pollution

Ganges - Varanasi
It's been four months that he was fasting. Swami Nigamananda died June 13 at the age of 34 years to the hospital in Dehradun.
Nigamananda was fasting to protest against rampant corruption in India, against plans to uncontrolled exploitation of the ground in Uttarakhand and especially against the pollution of the Ganges, whose sources are located in this state in northern India.
Nigamananda had left home in 1995 to become a sannyasa, renouncer,  and engage in search of self. He lived at the ashram of Matra Sadan and was a recognized throughout India guru.
He had started his non-violent form of protest the February 19 against   illegal and systematic exploitation of mines in the Ganges.
This is an illegal system that produces huge profits and live thanks to collusion, connivance and corruption of all state apparatuses: the government, ministers, the forester, the police. Opponents will be deleted.
Political parties accuse each other and try to exploit the great amount of publicity that the event has had in India. The Congress Party accuses the BJP, the Hindu fundamentalist party in government in that state, which contends that the projects against which Nigamananda struggled existed during the administration of the Congress Party.
On the death of the spiritual leader has also opened a judicial inquiry as some say that the guru was even poisoned while others argue that he has not been properly cared for during the hospitalization.
Swami Nigamananda, whose karmic residue was exhausted and therefore did not need to be burned on the funeral pyre, was buried in the position of the padma asana, as the gurus who have made the moksha in this life that is stopping the samsara or cycle of of rebirth.


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Morte di Swami Nigamananda contro l'inquinamento del Gange

Gath sul Gange a Varanasi
Era da quattro mesi che faceva lo sciopero della fame. Swami Nigamananda è morto il 13 giugno all’età di 34 anni all’ospedale di Dehradun.
Nigamananda scioperava per protestare contro la corruzione dilagante in India, contro i progetti di sfruttamento selvaggio del suolo nello stato dell’Uttarakhand e soprattutto contro l’inquinamento del Gange le cui sorgenti sono poste proprio in questo stato dell’India settentrionale.
Nigamananda aveva lasciato la propria famiglia nel 1995 per divenire sannyasin, rinunciante, e dedicarsi alla ricerca del Sé. Viveva presso l’ashram di Matra Sadan ed era un guru riconosciuto nell’intero territorio dell’IndiaAveva cominciato la sua forma di protesta non violenta il 19 febbraio contro l’illegale e sistematico sfruttamento delle miniere presso il Gange. Si tratta di un sistema illegale che produce profitti enormi e vive grazie alla collusione, alla connivenza e alla corruzione di tutti gli apparati dello stato: dal governo ai ministeri interessati, dalla guardia forestale alla polizia. Chi si oppone viene eliminato.
I partiti si rimpallano la responsabilità e cercano di sfruttare il grande clamore che l’evento ha avuto in India. Il Partito del Congresso responsabilizza il BJP, il partito integralista hindu al governo in quello stato, il quale replica che i progetti contro cui Nigamananda lottava esistevano anche durante l’amministrazione del Partito del Congresso.
Sulla morte del leader spirituale è stata anche aperta un’inchiesta giudiziaria in quanto c’è chi sostiene che il guru sia stato addirittura avvelenato altri invece sostengono che non sia stato adeguatamente curato durante il ricovero all’ospedale.
Swami Nigamananda, il cui residuo karmico era esaurito e pertanto non aveva bisogno di essere bruciato sulla pira funebre, è stato sepolto nella posizione del padma asana, come i guru che hanno realizzato in questa vita terrena il moksha l’interruzione cioè del samsara o ciclo delle rinascite.



Per chi vuole approfondire





venerdì 17 giugno 2011

Shantanu, Ganga e la morte dei loro sette figli

Il Gange a Varanasi
Shantanu, re di Hastinapura, stava cacciando nella foresta. Rincorrendo una preda, si ritrovò sulle rive del Gange e si accorse subito di non essere solo. Davanti a lui era infatti apparsa una ragazza misteriosa, bellissima, dalla pelle vellutata, gli occhi nerisissimi, i capelli sciolti sulle spalle. Shantanu se ne innamorò all’istante e, senza saper niente di lei, chiese la sua mano.
La fanciulla accettò l’offerta del potente re, ma ad una condizione: “Non mi farai mai domande né mi ostacolerai, né contesterai o criticherai qualsivoglia mio comportamento.”
Al re la condizione sembrò leggerissima, accettò e sposò la donna con una maestosa cerimonia ad Hastinapura.
La vita della coppia scorreva felice e questa felicità accrebbe quando il re seppe che la regina, che in ricordo al luogo in cui gli amanti si erano incontrati venne chiamata Ganga, attendeva un bambino. Ma la felicità durò poco perché la madre, non appena partorito l’erede al trono lo portò sulle rive del Gange e ve lo gettò. Il re rimase sconvolto, ma non disse niente alla moglie memore della condizione che aveva accettato e il cui peso cominciava a comprendere solo ora.
La regina rimase incinta altre sei volte e per altre sei volte condusse il proprio neonato sulle rive del Gange e ve lo gettò senza che il re facesse o chiedesse niente.
Ma quando la regina restò incinta per l’ottava volta e partorì un bel bambino, il re si recò sulle rive del Gange prima della moglie e quando giunse la regina col neonato la fermò. “Perché uccidi i tuoi figli – le disse -  perché ti comporti in modo così terribile?”
La regina sorrise, “hai rotto il tuo giuramento, vuol dire che hai proprio bisogno di questo figlio, ecco tuo figlio, è salvo, ma mi perderai, così le maledizioni si sono adempiute.”
Il re chiese spiegazioni e la regina gliele fornì. Lei era davvero la dea Ganga, ma in una precedente vita quando ancora mortali e dei vivevano insieme, Shantanu, che allora aveva il corpo del re Mahabhishek, alla corte di Indra si innamorò di Ganga. Un mortale, seppur re, non poteva unirsi ad una dea e pertanto gli dei maledirono i due amanti imponendo a entrambi di rinascere come mortali. In quella loro nuova forma si sarebbero potuti amare. E così era avvenuto.
La seconda più terribile maledizione riguardava i figli di Ganga, tutti, tranne uno, uccisi appena erano nati.
In realtà gli otto figli di Shantanu e di Ganga non erano altro che le reincarnazioni degli otto fratelli Vasu  i quali in una precedente vita per compiacere le loro mogli avevano rubato la vacca Nandini (chiamata anche Kamadhuk o Kamadhenu e citata da Krishna nella Bagavadgita 10.28) che apparteneva al saggio Vasishta. Quando il saggio tornò al sua ashram e capì cosa era accaduto, maldisse gli otto Vasu condannandoli a rinascere come mortali. I fratelli si recarono subito dal saggio a riportare Nandini e a chiedere perdono, ma una maledizione una volta che è stata lanciata non può essere revocata.  Vasishta però mitigò la maledizione acconsentendo che per sette fratelli la pena fosse breve, durasse cioè il tempo di una gravidanza e, una volta nati, avrebbero subito potuto riacquistare la libertà. Per l’ottavo fratello invece, colui che materialmente aveva rubato la vacca, la pena sarebbe durata per un’intera vita.
Per questo motivo  Ganga aveva ucciso i primi sette figli, per liberarli dalla maledizione, mentre l’ottavo restò vivo e visse una vita gloriosa. Venne chiamato Devavrata, che in sanscrito significa "Devoto agli dei", ma più tardi assunse il nome di Bhishma, il più saggio ed eroico personaggio del Mahabharata.

Shantanu, Ganga and the death of their seven children

Ganga and Shantanu
Shantanu, the king of Hastinapura, was hunting in the forest. Chasing a prey, he found himself on the banks of the Ganges and noticed right away was not alone. Appeared before him was indeed a mysterious girl, beautiful, smooth-skinned, black and deep eyes, her hair loose over her shoulders. Shantanu fell in love instantly, and without knowing anything about her, asked for her hand.
The girl accepted the offer of the powerful king, but on one condition: "Will never do any questions, will never hinders me, nor questions or criticize any of my behavior."
The king seemed a light the condition, he accepted and married the woman with a beautiful ceremony in Hastinapura.
The couple was happy and this happiness increased when the king heard that the queen, who to remember the place where the lovers had met was called Ganga, was pregnant. But the happiness did not last long because the mother, not just given birth to the heir to the throne, led him on the banks of the Ganges and she threw him. The king was shocked, but he said nothing to his wife, recalling that he had accepted the condition. Just now he understood the weight of the promise.
The queen became pregnant six times too and six times she led her own child on the banks of the Ganges and threw hin. And the king did not say or ask anything.
But when the queen became pregnant for the eighth time and gave birth to a beautiful baby, the king went on the banks of the Ganges before the wife and when the queen came stopped her with the baby. "Why kill your children - he said – why do you act so terrible?"
The queen smiled, "You broke your oath, that means you really need this son, behold your son is safe, but I’ll go away, so the curses have been fulfilled."
The king asked explanations and the queen provided them to him. She was really the goddess Ganga, but in a previous life when even mortals and gods lived together, Shantanu, who was the king's body Mahabhishek, at the court of Indra fell in love with Ganga. A mortal, even king, could not join a goddess and therefore the gods cursed the lovers by requiring both to be reborn as mortals. In their new form they could have been love. And so it was done. The second and most terrible curse was about the sons of Ganga, all but one were killed when they were newborn.
In fact, the eight sons of Shantanu and Ganga were nothing more than the reincarnation of the eight Vasu brothers who, in a previous life, to please their wives had stolen the cow Nandini (also know as Kamadhuk or Kamadhenu - Bhagavad Gita 10.28) that belonged to the sage Vasishtha. When the sage returned to his ashram and realized what had happened, he cursed  the eight Vasu sentencing them to be reborn as mortals. The brothers went back to wise man suffered and returned Nandini and asked forgiveness, but a curse when it was launched cannot be revoked. Vasishta, however, mitigated his curse by agreeing that the penalty for seven brothers was short, that would last the duration of a pregnancy, when born, they would have been able to regain their freedom. For the eighth of his brother instead, the one who actually had stolen the cow, the punishment would last a lifetime.
This is why Ganga had killed the first seven children, to free them from the curse, while the eighth was left alive and lived a glorious life. Devavrata was called (in sanskrit “Devoted to the Gods”) , but later took the name of Bhishma, the wisest and heroic character in the Mahabharata.

domenica 12 giugno 2011

I don't like this India


Coffee
I don’t like this India.
It was, perhaps still is, the only important nation in the world who could have (or could) teach all people a different model of development and a different conception of the economy. But when - amidst the approval of the Western world attracted by huge profits with little cost - the Republic of India has opened up to capitalism, foreign investment and wild liberism, when in fact what is significantly called "westossification” took over, India is more and more towards a development model that favors a few riches and creates a mass poors of  that is unparalleled in the world, destroying territories, cultures, traditions, human beings.
It’s a few days ago yet another violent reaction of the police and army against farmers of Jagatsinghpu in the state of Orissa, where the locals were protesting peacefully against the project of South Korean Posco of a steelmaker huge plant, expropriating thousands of hectares of land belonging to farmers for a few rupees, destroying forty farms and putting an end to an important forest ecosystem.
Obviously, the Indian Ministry of Environment has given its approval for investment of about twelve billion dollars under the guise of development and creation of jobs. Were not using to anything the popular protests which began in 2005 and the results of independent studies underlining the environmental damage of that project.
But that of the Posco is just one of mega-projects which requires forced expropriation of land for farmers.Expropriations in Uttar Pradesh where the Jaypee Infratechin plans to build a new railway line, in Jaitapur where French Areva wants to build the world's largest nuclear plant, still in Uttar Pradesh where Jiaprakash Associates has acquired about 2,400 hectares of land to build residential areas and sports facilities, including a race track for Formula One and a railway line of 165 km, with the acquisition of the territory of 1,225 villages.
By outdated and unfair law, the price of expropriation is negligible, about  300 rupees per square meter (less than 5 €), but after the expropriation those lands are to 600 thousand rupees per square meter.International companies, Indian state governments, foreign governments, business organizations like the IMF are racing to invest in and encourage investment, wild mining, logging, factories and plants, intensive crops for biofuels, roads, dams and railways. The important thing is to get money. In reality in this way is fed into the corruption and the greed of international companies and governments with no advantage for India and Indians.
And the future does not bode well if the government set the objective of 85% of the urbanized population of India, it maintains the second largest army in the world and continues to invest hundreds of billions of dollars in military nuclear program.
It does not matter if the farmers are committing suicide for the debts incurred to buy GM seeds and patented by multinational companies, that the much acclaimed IT boom employs only 0.2% of the workforce while the survival of 65% of the population still depends on cultivation of land, 830 million people live on less than 20 rupees a day, 2 million children die annually before reaching the fifth year of life.
Think: the wealth generated by India, if properly used would allow, would be sufficient  to eliminate poverty and malnutrition, illiteracy and disease and underdevelopment.
Gandhi advocated the large India of the villages with a standard of living "simple, but dignified,"  an India that developed country houses, living in peace with the world. Swadeshi and Swaraj, self-sufficiency and self-government, "an India new and strong, not bellicose, not cowardly imitating the West in all its hatefulness," an India that "becomes the hope not only of Asia and Africa, but the entire world suffers. "

with a standard of living "simple, but dignified," developed an India that his country houses, living in peace with the world. Swadeshi and Swaraj, self-sufficiency and self-government, "an India new and strong, not bellicose, not cowardly imitating the West in all its hatefulness," an India that "becomes the hope not only of Asia and Africa, but of the entire world suffers. "

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http://www.newstatesman.com/asia/2010/09/india-land-police-government

http://www.asianews.it/notizie-it/E'-guerra-per-la-terra-tra-agricoltori-e-governi-statali-21803.html

Questa India non mi piace

Questa India non mi piace.
Piantagione di tè in Tamil Nadu
Era, forse lo è ancora, l’unica nazione importante nel mondo che avrebbe potuto (o potrebbe) insegnare a tutti i popoli un diverso modello di sviluppo e una diversa concezione dell’economia. Ma da quando – tra il plauso del mondo occidentale allettato da grandi guadagni con poche spese – la Repubblica Indiana ha aperto al capitalismo, agli investimenti stranieri e al liberismo selvaggio, da quando insomma ha preso il sopravvento quella che significativamente viene chiamata “westossification” (intossicazione da occidente”), l’India va sempre di più verso un modello di sviluppo che favorisce pochi ricchi e crea una massa di poveri che non ha eguali in tutto il mondo, distruggendo territori, culture, tradizioni, esseri umani.
E’ di pochi giorni fa l’ennesima reazione violenta della polizia e dell’esercito contro i contadini di Jagatsinghpu, nello stato dell’Orissa, dove i locali protestavano pacificamente contro il progetto della sudcoreana Posco di impiantare un’immensa acciaieria espropriando per poche rupie migliaia di ettari di terreni appartenenti ai coltivatori, distruggendo circa quaranta fattorie e ponendo fine ad un importante ecosistema di foreste.
Ovviamente il Ministero dell’Ambiente indiano ha concesso la propria autorizzazione all’investimento di circa dodici miliardi di dollari con la scusa dello sviluppo e della creazione di posti di lavoro. A niente sono valse le proteste popolari iniziate nel 2005 e i risultati degli studi indipendenti che evidenziavano il danno ambientale del progetto.
Ma quello della Posco è solo uno dei megaprogetti che presuppongono espropri forzati dei terreni di coltivatori.
Esprori in Uttar Pradesh dove la JayPee Infratechin progetta di costruire una nuova linea ferroviaria, in Jaitapur dove la francese Areva vuole costruire l’impianto nucleare più grande al mondo, ancora in Uttar Pradesh dove la Jiaprakash Associates ha acquisito circa 2.400 ettari di terra per realizzare quartieri residenziali e strutture sportive, compreso una pista automobilistica per la Formula uno e una linea ferroviaria di 165 chilometri, con l’acquisizione del territorio di 1.225 villaggi.
Grazie a leggi vetuste e ingiuste, il prezzo dell’esproprio è irrisorio, si parla di 300 rupie per metro quadro (meno di 5 euro) per terreni che dopo l’esproprio vengono rivenduti dalle autorità ai finanziatori per 600mila rupie al metro quadro.
Finanziatori internazionali,  governi statali indiani, governi stranieri, organizzazioni economiche come il Fondo Monetario fanno la corsa per investire e favorire investimenti, estrazioni minerarie selvagge, disboscamenti, fabbriche e impianti, coltivazioni intensive per i biocarburanti, strade, dighe e ferrovie. L’importante è far arrivare soldi. In realtà in questo modo si va ad alimentare la corruzione e l’ingordigia delle aziende e dei governi internazionali con nessun vantaggio per l’India e gli indiani.
E il futuro non promette niente di buono se il governo ha indicato l’obiettivo di urbanizzare l’85% della popolazione indiana, mantiene il secondo esercito più grande del mondo e continua ad investire centinaia di miliardi di dollari nel programma nucleare militare.
Non importa se i contadini si suicidano per i debiti contratti per acquistare sementi geneticamente modificate e brevettate dalle multinazionali, che il tanto osannato boom dell’IT impiega solo lo 0,2% della forza lavoro mentre la sopravvivenza del 65% della popolazione dipende ancora dalla coltivazione della terra, che 830 milioni di persone vivono con meno di 20 rupie al giorno, che 2 milioni di bambini muoiono ogni anno prima di raggiungere il quinto anno di vita.
E pensare che la ricchezza prodotta dall’India se ben impiegata le consentirebbe di eliminare la povertà e la malnutrizione, l’analfabetismo e le malattie e il sottosviluppo.
Gandhi auspicava la grande India dei villaggi con un tenore di vita “semplice, ma dignitoso”, un’India che sviluppava le sue case rurali, vivendo in pace con il mondo. Swadeshi e swaraj, autosufficienza e autogoverno, “un’India nuova e robusta, non bellicosa, non vilmente imitante l’Occidente in tutta la sua odiosità,” un’India che “diventi la speranza non solo dell’Asia e dell’Africa, ma dell’intero mondo che soffre.”



Per chi vuole approfondire




venerdì 10 giugno 2011

Pradakshina and Prasavya

Ganges - Varanasi
Turning around a center. The circular walking around something, the circumambulating something is a ritual very common in India and it has a very significant symbolism.
There is the rite of circumambulating an image of deity, lingam, Nandin, or fire Agni, relic, rivers, hills, sacred trees or a corpse in the hindus funeral rites.
Each of these walkings around has a meaning and precise rules.
First, the circumambulation is clockwise or counterclockwise.
In the first case it is pradakshina, which means 'right' and is a walking reserved for the auspicious rites, or propitiatory rites in honor of the gods.The 'auspicious' walking is in the clockwise direction because this is the path and the direction of the sun and other stars and thus that is considered a positive movement, benevolent, propitiatory.
Among the most important pradakshinas I like to remember the Giripradakshina (‘giri’ in Sanskrit means 'mountain' or 'hill') which consists of walking around the hill of Arunachala ('pillar of fire') at Tiruvannamalai in Tamil Nadu regarded as a representation of the God Shiva. The pilgrimage is done barefoot for 14 km of the route.
There is also a pilgrimage around the Ganges from its sources to its delta and back in the other side, a distance of thousands of kilometers and long years, while the path around the holy city of Varanasi is about sixty kilometers.
The spouses too, during the wedding ceremony of Vivaha, made seven laps in a clockwise direction around the fire reciting the Gayatri mantra.
From a symbolic point of view this walking is a metaphor for what should be the life of the devotee. As in this rite in the middle of walking is a God or an his image, so in the life of each the center should be occupied by God before whom all are equal. In fact, as every point on the circumference is equidistant from the center so every devotee is equal before God.
When the gait is counterclockwise, that is Prasavya (in Sanskrit means 'left'). It 's a movement reserved for funerals and other not auspicious rites - even – for the rituals of black magic.
Even in traditional funeral rites called Antyesti, the male heir sets fire to the pyre where lies the body of the deceased after doing three (or seven) turns counterclockwise around the funeral pyre.

Pradakshina e Prasavya

Particolare di colonna d'ottone in un tempio di Ernakulam
Girare intorno a un centro. La deambulazione circolare intorno a qualcosa è un rituale molto diffuso in India e ha un simbolismo molto significativo.
Si gira intorno alla statua di una divinità o di un lingam, si gira intorno al bue Nandin, si gira intorno al sacro fuoco Agni, si gira intorno a reliquie, a fiumi, a montagne, ad alberi sacri, si gira intorno al cadavere nei riti della cremazione.
Ognuna di queste deambulazioni circolari ha un significato e delle regole ben precise.
Innanzitutto la deambulazione può essere in senso orario o in senso antiorario.
Nel primo caso abbiamo la Pradakshina, che significa ‘verso destra’ ed è una deambulazione riservata ad i riti fausti, propiziatori o ai riti in onore delle divinità. Che la deambulazione ‘fausta’ segua il senso orario è dovuto alla circostanza che quello è il corso del sole e degli altri astri e quindi è considerato un movimento positivo, benevole, propiziatorio.
Tra le pradakshina più importanti mi piace ricordare il Giripradakshina (‘giri’ in sanscrito significa ‘montagna’ o ‘collina’) che consiste nella deambulazione intorno alla collina di Arunachala (‘colonna di fuoco’) a Tiruvannamalai in Tamil Nadu considerata come una rappresentazione del dio Shiva. Il pellegrinaggio viene svolto a piedi nudi per i 14 km del percorso.
Esiste anche il pellegrinaggio intorno al fiume Gange dalle sorgenti alla foce e viceversa, un percorso di migliaia di kilometri che dura anni, mentre il percorso intorno alla città sacra di Varanasi misura circa sessanta chilometri.
Anche gli sposi durante il rito matrimoniale del Vivaha effettuano sette giri in senso orario intorno al fuoco recitando il Gayatri mantra.
Da un punto di vista simbolico questa deambulazione è una metafora di quella che dovrebbe essere la vita del devoto. Come in questo rito al centro della deambulazione c’è dio o una sua immagine, così nella vita di ognuno il centro dovrebbe essere occupato da Dio innanzi al quale tutti siamo uguali. Infatti come ogni punto della circonferenza è equidistante dal centro così ogni devoto è uguale di fronte a Dio.
Quando invece la deambulazione è antioraria abbiamo la Prasavya (in sanscrito significa ‘verso sinistra’). E’ un movimento riservato ai riti funebri e ad altri riti non fausti o – addirittura – ai riti di magia nera.
Anche nei tradizionale rito funebre detto Antyesti l’erede maschio appicca il fuoco alla pira dove giace il corpo del defunto dopo avere fatto tre (o sette) giri antiorari intorno alla pira funebre.

domenica 5 giugno 2011

I Samskara

Secondo la Manusmirti i sacramenti o “riti di trasformazione” per i “nati due volte” – cioè per gli appartenenti alle prime tre caste (brahmani, kshatriya e vaisya) - sono dodici per altri testi sedici. I samskara possono essere definiti come i sacramenti induisti e segnano un momento importante nella vita dell’indiano, un passaggio, un’abilitazione.
Guardiamo quali sono i sedici samskara necessari, quelli cioè che un buon indù deve celebrare, non dimenticandoci che nella realtà ci sono zone dell’India o particolari caste che celebrano anche più di cinquanta sacramenti diversi e che gli stessi riti possono anche avere nomi diversi.
Il primo samskara è il Garbhadhana, il rito del concepimento o dell’infusione del seme che dovrebbe essere celebrato prima del concepimento per propiziare una buona gravidanza e una buona nascita.
Il Pumsavana si celebra trascorsi sei mesi di gravidanza ed è un rituale per avere un figlio maschio.
Al quarto, sesto o ottavo mese (a seconda delle circostanze) della prima gravidanza si svolge anche il samskara del Simantonnayana nel quale si dividono i capelli della madre con una scriminatura centrale.
Il Jatakarman è il rituale della nascita che va celebrato prima che il cordone ombelicale del bambino venga reciso. Con un cucchiaio d’oro viene dato al bambino latte, miele e burro e viene sussurrata al suo orecchio “vac” che in sanscrito significa parola. In questo momento viene dato il nome segreto del bambino, quello che conoscono solo i genitori mentre il nome vero, quello ‘pubblico’ verrà dato dopo (almeno) dieci giorni dalla nascita nel rito del Namakarana che è il quinto samskara.
Il Niskramana letteralmente significa ‘uscire’ ed è la cerimonia che si celebra dopo circa quattro mesi dalla nascita quando il bambino per la prima volta esce di casa e incontra il mondo e vede il sole.
Con il settimo samskara, Annaprasana, si rende pronto il bambino ad assumere cibi solidi e si celebra verso il sesto/settimo mese, infatti in sanscrito ‘anna’ significa ‘cibo’.
Il Cuda o Cudakarana è il taglio cerimoniale che va fatto, a seconda dei casi, al primo o al terzo anno di vita del bambino.
Tra il sesto e il sedicesimo mese dalla nascita (o anche più tardi) si celebra il Karnavedha, ossia la foratura del lobo degli orecchi sia dei maschi che delle femmine.
Il Vidyarambha che letteralmente significa inizio della conoscenza,  può considerarsi come il primo giorno di scuola, quando la vita del bambino non è più fatta soltanto di giochi, ma anche di apprendimento.
Importantissimo è l’Upanayana, che rappresenta la seconda nascita per i nati nelle prime tre caste. In questa cerimonia il bambino indossa per la prima volta il sacro cordone Yagyopavit che  è fatto di fibra diversa a seconda della casta di appartenenza. In questo momento il ragazzo è affidato a un guru, un maestro spirituale che dovrà introdurlo nello studio dei testi sacri e fare di un ragazzo un adulto.
Il rito del Vedarambha  è celebrato all’inizio dello studio dei sacri Veda e delle Upanishad.
Col Kesanta – a sedici anni – si celebra una nuova rasatura rituale.
Il ragazzo torna a casa dopo aver terminato il periodo di studi presso il maestro con la celebrazione del Samavartana. Il ragazzo è diventato adulto.
Il matrimonio si celebra col rito del Vivaha mentre i riti funebri vanno sotto il nome di Antyesti (ultimi riti).
Riassumendo:
  1. Garbhadhana, letteralmente ‘dono dell’embrione’ o del concepimento;
  2. Pumsavana, rito per ‘generare un maschio’
  3. Simantonnayana, ‘dividere i capelli’ (della madre), rito che avviene in genere durante la gravidenza;
  4. Jatakarman, ‘rito (karman) della nascita (jata)’
  5. Namakarana, ‘cerimonia (karana) del nome (nama)’, dopo dieci o dodici giorni dalla nascita;
  6. Niskramana, la prima ‘uscita’ del bambino;
  7. Annaprasana, ‘mangiare (prasana) il cibo (anna)’;
  8. Cudakarana, ‘cerimonia del ciuffo o dei capelli (cuda)’, è la prima tonsura del bambino e si esegue nel primo o nel terzo anno di vita;
  9. Karnavedha, ‘perforazione dell’orecchio (karna)’, tra i tre e i cinque anni;
  10. Vidyarambha, ‘inizio (arambha) della conoscenza (vidya)’;
  11. Upanayana, ‘introdurre’ nella casta e nella società;
  12. Vedarambha, ‘inizio (dello studio) dei Veda’;
  13. Kesanta, ‘eliminare i capelli’;
  14. Samavartana, ‘ritono (casa)’;
  15. Vivaha, ‘matrimonio’;
  16. Antyesti, ‘ultima' (antya) celebrazione, i riti funebri.



The Samskaras

According to the Manusmirti the sacraments or rites of transformation "for" twice-born "- that is, for those in the first three castes (Brahmins, Kshatriyas and vaisya) - are twelve, according other texts they are sixteen, and they mark an important moment, a passage in the life for Hinduism.
Let's look at what are the sixteen necessary samskaras, those that a good Hindu should celebrate, not forgetting that in reality there are parts of India or particular castes who celebrate more than fifty different sacraments and that those rites may also have different names.
The first samskara is Garbhadhana, the rite of conception or the infusion of the seed that should be celebrated before of  the conception to propitiate a good pregnancy and good birth.
The Pumsavana celebrates six months of pregnancy and is a ritual to have a boy.
In the fourth, sixth or eighth month (depending on the circumstances) of the first pregnancy is performed the samskara Simantonnayana:  the parting mother's hair.
The Jatakarman is the ritual of birth that is celebrated before the baby's umbilical cord is cut. With a spoonful of gold is given to the baby milk, honey and butter and you whispered in his ear, "vac" which in sanskrit means ‘word’. In this moment is given the secret name of the child, known only by the parents but the real name, the 'public' one will be given after (at least) ten days after birth in the fifth samskara named Namakarana.
The Niskramana literally means 'going out' and it is the ceremony performed after about four months after birth when the child first leaves home and meets the world and sees the sun.
By the seventh samskara, Annaprasana, the baby is ready to take solid foods and this moment  is celebrated at the sixth/seventh month. In sanskrit  'anna' means 'food'.
The Cuda or Cudakarana is cutting ceremony to be done, as appropriate, in the first or third year of a child's life.
Between the sixth and sixteenth month of birth (or later) is performed the Karnavedha, that the piercing of the lobe of the ears
.
Vidyarambha, which literally means ‘beginning of knowledge’, can be considered as the first day of school when the child's life is no longer done only in games but also learning.
Very important is the Upanayana, which is the second birth for those born in the first three castes.
In this ceremony the child is wearing for the first time the sacred thread Yagyopavit which is made of fiber varies according to the caste.
At this time the boy is entrusted to a guru, a spiritual teacher who will introduce the study of sacred texts and make a boy an adult.
The rite Vedarambha is celebrated  at the beginning of the study of the sacred Vedas and the Upanishads.
The Kesanta - sixteen years - is a new shaving ritual.
The boy returns home after completing the period of study with the celebration of Samavartana. The boy became an adult.
The marriage is celebrated with the ritual of Vivaha and the funeral rites are Antyesti (last rites).
In summary:
1.     Garbhadhana, literally ‘gifting the womb’ or ‘insemination’;
2.     Pumsavana, ‘producing a male child’
3.     Simantonnayana, ‘dividing the hair’ (of the mother);
4.     Jatakarman, ‘birth (jata) ceremony (karman)’;
5.     Namakarana, ‘rite (karana) of the name (nama);
6.     Niskramana, ‘going out’;
7.     Annaprasana ‘eating (prasana) food (anna);
8.     Cudakarana, ‘rite of  tuft or hair (cuda);
9.     Karnavedha, ‘ear (karna) boring’;
10.  Vidyarambha, ‘beginning (arambha) of knowledge or study (vidya)’;
11.  Upanayana, ‘introduction’ in the caste and in society;
12.  Vedarambha, ‘beginning (of study) of  Vedas’;
13.  Kesanta, ‘removing hair’;
14.  Samavartana, ‘returning (at home)’;
15.  Vivaha, ‘marriage’;
16.  Antyesti, ‘last (antya) sacrifice’.