mercoledì 30 gennaio 2013

January 30, 1948: The death of Gandhi

Today is the anniversary of Gandhi's death. About the violent end of Mahatma I wrote (click here) and also about his murderess.


Today I want to remember him with this thought.

"To see the universal and all-pervading Spirit of Truth face to face one must be able to love the meanest of creation as oneself.
And a man who aspires after that cannot afford to keep out of any field of life. 
That is why my devotion to Truth has drawn me into the field of politics, and I can say without the slightest hesitation, and yet in all humilty, that those who say that the religion has nothing to do with politics do not know what religion means."


Mahandas Karamchand Gandhi










30 Gennaio 1948: la morte di Gandhi

Oggi è l'anniversario della morte di Gandhi. Sulla fine violenta del Mahatma ho già scritto (clicca qui) e anche sul suo assassino.

Oggi lo voglio ricordare con questo suo pensiero.

"Credo che, in un certo qual modo, siamo tutti dei ladri. Se prendo qualcosa di cui non ho bisogno, la rubo a qualcun altro. La natura produce ogni giorno a sufficienza per i bisogni di tutti. Se ciascuno di noi prendesse per sè soltanto il necessario, al mondo non vi sarebbe povertà e non vi sarebbe fame.
Fino a che esisterà diseguaglianza, significherà che abbiamo continuato a rubare.<...>
Ci sono milioni di persone in India che vivono mangiando soltanto una volta al giorno e quel pasto è un chapati (focaccia) senza olio e con un po' di sale. Voi ed io non abbiamo diritto a niente di più fin tanto che questi milioni non saranno vestiti e nutriti."

Mohandas Karamchand Gandhi

venerdì 25 gennaio 2013

Urvashi nel soggiorno

My Urvashi
Per  il mio (ebbene sì)  50° compleanno  i  miei numerosi  familiari mi  hanno   regalato una meravigliosa   statua in gesso  proveniente dall’India alta circa 80 centimetri. 
E’ una donna danzante, molto probabilmente un’apsara, una ninfa celeste che abita lo swarga, il paradiso di Indra il re degli dei. Pare che la statua si trovasse nel cortile antistante la vasca per le abluzioni di un tempio nel Rajastan. 
Ma chi, delle bellissime e seducenti apsara, è rappresentata in questa scultura? Mi piace pensare che sia Urvashi, la più bella. Ecco come nacque. 
Narayana e Nara, due rishi, ossia due saggi indiani, erano immersi nelle loro meditazioni ai piedi dell’Himalaya. I loro sforzi mistici e le privazioni cui si erano sottoposti cominciarono ad impensierire gli dei che non volevano che due umani si avvicinassero troppo alla condizione degli dei. 
Per distrarli dalle loro meditazioni, Indra pensò bene di inviare sulla terra due apsara meravigliose, convinto che di fronte a tanta bellezza neppure i rishi meditanti avrebbero resistito e perlomeno, si sarebbero un po’ distratti. 
Quando le due si presentarono ai sant’uomini, Narayana le guardò e, imperturbabile, pose un fiore sulla propria coscia o – secondo un’altra tradizione – battè semplicemente sopra la propria coscia da cui nacque un’apsara imparagonabilmente più bella delle due inviate dal re degli dei. 
Narayana donò la meravigliosa creatura ad Indra dimostrando quanto il suo distacco fosse profondo e perfetto. 
Quell’apsara – che poi ebbe una vita molto avventurosa e che ora è nel soggiorno di casa mia – era Urvashi, il cui nome significa proprio, ‘nata da una coscia’.

Urvashi in my dining room

My Urvashi
For my (yes) 50th birthday my family gave me a wonderful plaster statue from India 80 cm high.
She is a dancing woman, most likely an apsara, a heavenly nymph who inhabit the Swarga, the paradise of Indra the king of gods. It seems that the statue lay in the courtyard in front of the pool for washing in a temple in Rajasthan.
But who, of beautiful and seductive apsaras, is shown in this sculpture? I like to think that she is Urvashi, the most beautiful. Here's how she was born.
Narayana and Nara, two rishis, ie two Indian sages, were immersed in their meditations in the Himalayan foothills. Their efforts mystics and the hardships they had undergone began to worry the gods because they did not want two humans got too close to the condition of the gods.
To distract them from their meditations, Indra thought to send down two beautiful apsaras, convinced that faced with such beauty even the rishis and yogis wouldn’t resist or, at least, would be a bit distracted.
When the two apsaras presented themselves to holy men, Narayana looked at and passionless, laid a flower on his thigh or - according to another tradition - struck just above his thigh.
From this was born an apsara incomparably more beautiful of the two sent by Indra. 
Narayana gave that wonderful creature to Indra.
That apsara - who later had a very adventurous life that will tell you another time and which is now in the living room of my house - was Urvashi, whose name literally means, 'born from a thigh'.

domenica 6 gennaio 2013

Etimologie: sutra

In genere con la parola sutra si indicano le massime ed i trattati, per lo più filosofici ma non solo, scritti dai grandi saggi dell’induismo successivamente alle upanishad. Tra tutti ricordiamo il Brahmasutra, cioè il Trattato su Brahman, testo fondamentale del Vedanta, lo Yogasutra di Pantnjali, il Trattato sulla filosofia Yoga, ma anche il Kamasutra di Vatsyayana, il Trattato sull’amore e sul comportamento amoroso (kama in sanscrito significa amore ed Kama è la divinità dell’amore). In genere sono trattati composti da aforismi, brevi frasi, aphorism, line, formula sutra appunto, destinate alla memorizzazione degli alunni. 
Da un punto di vista etimologico sutra significa filo e deriva dalla radice syu/siv, da cui il latino suere (cucire), sutura (cucitura), l’inglese to sew (cucire). 
Molto probabilmente i trattati dell’induismo vengono chiamati sutra, ovvero filo, anche perché all’epoca venivano scritti su foglie di palma e papiro che venivano poi tenuti insieme, rilegati, proprio con un filo. 
E sutra, cioè filo, è uno dei nomi dati alla cordicella che i brahmani portano a tracolla per tutta la vita dopo la celebrazione del sacramento o samskara dell’Upanayana, che segna la seconda nascita per i nati nelle caste superiori.

Etymologies: Sutra

Generally, the word sutra means aphorisms and manuals, mostly philosophical but not limited to, written by the great sages of Hinduism after the Upanishads
Among all remember the Brahmasutra, that the Book of Brahman, the basic text of the Vedanta, Yogasutra by Pantnjali of the Book on the philosophy of Yoga, but also the Kamasutra of Vatsyayana, the Book on love and loving behavior (kama in Sanskrit means love and Kama is the god of love). Generally they consist of aphorisms, short phrases, lines, formulas sutra just, for the storage of pupils.
From an etymological point of view, sutra means string and comes from the root syu / siv, from which the Latin suere (sewing), suture (stitching), english to sew.
Most likely, the great treatises of Hinduism are called sutras, or strings, because at the time they were written on palm leaves and papyrus, which were then held together with just a thread.
And sutra is one of the names given to the string that the Brahmans lead to shoulder for life after the celebration of the sacrament or Upanayana samskara, which marks the second birth for those born in the upper castes.