sabato 20 febbraio 2016

Ciò che è al di là e ancora non ha nome

In una bancarella di libri usati ho trovato l'illuminante libro "In India" (Ed. Guanda) scritto dal poeta messicano e premio Nobel per la letteratura Octavio Paz che è stato a lungo ambasciatore del suo paese in India e che conosceva molto bene e amava l'India.
Mi piace riportare un suo pensiero che mi è piaciuto molto.
Paz ricorda il suo primo impatto con l'India avvenuto a Bombay nel 1951. La chiassosa realtà dell'India lo frastorna e al termine della giornata cerca di ricapitolare ciò che aveva "visto, udito, fiutato e sentito: vertigine, orrore, meraviglia, gioia, entusiasmo, nausea, invincibile attrazione. Cos'è che mi attirava? Era difficile rispondere: l'uomo non è in grado di sopportare troppa realtà. E' vero, l'eccesso di realtà diventa irreale, ma questa irrealtà per me si era trasformata in una sorta di inatteso balcone da cui mi affacciavo, su cosa? Su ciò che è al di là e ancora non ha nome."



What is beyond and yet has no name

In a stand of used books I found the enlightening book "In light of India" written by the Mexican poet and Nobel Prize for Literature, Octavio Paz, who has long been in India as his country's ambassador, and he knew very well and he loved India.
I like to bring a thought that I liked a lot.
Paz remembers his first impression of India took place in Bombay in 1951. 
The noisy reality of India dazes him and at the and of that day day he try to summarize what he had "seen, heard, smelled and heard: dizziness, horror, wonder, joy, enthusiasm, nausea, invincible attraction. What is it that attracted me? It was difficult to answer: human kind cannot bear much reality. it 's true, the excess of reality becomes unreal, but this unreality for me was transformed into a sort of unexpected balcony from which I looked out, on what? On what is beyond and yet has no name."