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Paz ricorda il suo primo impatto con l'India avvenuto a Bombay nel 1951. La chiassosa realtà dell'India lo frastorna e al termine della giornata cerca di ricapitolare ciò che aveva "visto, udito, fiutato e sentito: vertigine, orrore, meraviglia, gioia, entusiasmo, nausea, invincibile attrazione. Cos'è che mi attirava? Era difficile rispondere: l'uomo non è in grado di sopportare troppa realtà. E' vero, l'eccesso di realtà diventa irreale, ma questa irrealtà per me si era trasformata in una sorta di inatteso balcone da cui mi affacciavo, su cosa? Su ciò che è al di là e ancora non ha nome."
Non conoscevo questo libro, adesso son curiosa di leggerlo :-)
RispondiEliminaL'ho trovato in una bancarella di libri usati a Firenze, non lo conoscevo neppure io.
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