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domenica 11 marzo 2018

La storia di Matsyagandhi poi divenuta Satyavati

Satyavati
La storia e la letteratura dell’India tramandano storie e leggende di ogni tipo. Alcune sono molto inusuali come quella della bella Matsyagandhi che ho tratto dal Mahabharata.
Molto, ma molto tempo fa esisteva un sovrano che si chiamava Uparichara e governava sul regno di Chedi. Come tutti gli kshatriya - ossia la casta guerriera -  era appassionato di caccia. Un giorno il re era pronto per partire per una battuta di caccia col suo falco preferito quando sua moglie lo invitò a restare a letto con lei. Era desiderosa di unirsi al marito, voleva da lui un figlio. Ma il re non volle, ormai era pronto e preferì andare a caccia.
Ma quando si trovò nella foresta il re non riusciva a catturare nessuna preda, si rese conto che la sua mente era rimasta a palazzo, nella sua camera, ora desiderava la moglie, sarebbe stato meglio che fosse rimasto nel suo letto.
Sempre più desideroso della moglie, Uparichara si eccitò a tal punto che sparse il proprio seme. Allora lo raccolse sulla foglia di un banano e lo consegnò al suo fedele falco affinchè lo portasse alla regina.
Il falco partì, ma mentre era in volo venne attaccato da un’aquila, nello scontro la foglia col seme cadde nell’acqua di un fiume.
Quel fiume era abitato da molti pesci tra cui Adrika, un’apsara - cioè una ninfa celeste - che era stata trasformata in pesce dalla maledizione di un asceta. Vedendo cadere qualcosa nell’acqua, il pesce Adrika si precipitò e ingoiò il seme del re, rimanendo immediatamente incinta.
Dopo nove mesi proprio in quel fiume un pescatore pescò Adrika. Portatola a casa la sventrò per pulirla, ma rimase sbalordito nel vedere che nel ventre del pesce c’erano un bambino e una bambina.
Il pescatore, molto turbato, corse dal re Uparichara, raccontando l’accaduto e pregandolo di permettergli di tenere almeno uno dei bambini. Il re pensò a lungo e poi decise di tenere il maschio e di lasciare al pescatore la femmina che il pescatore chiamò Matsyagandhi , cioè ‘colei che odora di pesce’, poi chiamata Satyavati, una regina che ebbe un importante ruolo nel Mahabharata. Ma questa è un’altra storia.



The story of Matsyagandha then called Satyavati

Chinese nets in Cochin
The history and literature of India handed down stories and legends of all kinds. Some are very unusual as that of the beautiful Matsyagandha that we find in the Mahabharata.
Very, very long ago there was a king named Uparichara and ruled the kingdom of Chedi. Like all the Kshatriyas - the warrior caste – he was fond of hunting. One day the king was ready to leave for a hunting trip with his favorite hawk when his wife asked him to stay in bed with her. She was eager to join her husband, she wanted a son. But the king would not, he was now ready and preferred to go hunting.
But when he found himself in the forest the king could not catch any prey, he realized that his mind had remained in the palace, in his room, now he wished his wife, it would have been better if he stayed in his bed.
Growing desire of his wife, Uparichara is excited to the point that scattered his seed. Then he picked it up on a banana leaf and handed it to his faithful hawk so take it to the queen.
The falcon left, but while it was flying was attacked by an eagle, in the clash the leaf with the seed fell into a river.
That river was inhabited by many fishes including Adrika, an apsara - that is a heavenly nymph - which had been converted into fish by the curse of an ascetic. Adrika rushed and swallowed the seed of the king, being pregnant immediately.
After nine months in that river a fisherman fishing Adrika. Took it home to clean the gutted, but he was stunned to see that in the belly of the fish were a boy and a girl.
The fisherman, very upset, ran to the King Uparichara, telling what happened and asking him to allow him to keep at least one of the children. The king thought for a long time and then decided to keep the male and to leave the female to the fisherman. The girl was named Matsyagandha which means ‘who one smells of fish’ the she was called Satyavati and she had an important role. But this is another tale.





domenica 24 aprile 2011

The story of Matsyagandha then called Satyavati

Chinese nets in Cochin
The history and literature of India handed down stories and legends of all kinds. Some are very unusual as that of the beautiful Matsyagandha that we find in the Mahabharata.
Very, very long ago there was a king named Uparichara and ruled the kingdom of Chedi. Like all the Kshatriyas - the warrior caste – he was fond of hunting. One day the king was ready to leave for a hunting trip with his favorite hawk when his wife asked him to stay in bed with her. She was eager to join her husband, she wanted a son. But the king would not, he was now ready and preferred to go hunting.
But when he found himself in the forest the king could not catch any prey, he realized that his mind had remained in the palace, in his room, now he wished his wife, it would have been better if he stayed in his bed.
Growing desire of his wife, Uparichara is excited to the point that scattered his seed. Then he picked it up on a banana leaf and handed it to his faithful hawk so take it to the queen.
The falcon left, but while it was flying was attacked by an eagle, in the clash the leaf with the seed fell into a river.
That river was inhabited by many fishes including Adrika, an apsara - that is a heavenly nymph - which had been converted into fish by the curse of an ascetic. Adrika rushed and swallowed the seed of the king, being pregnant immediately.
After nine months in that river a fisherman fishing Adrika. Took it home to clean the gutted, but he was stunned to see that in the belly of the fish were a boy and a girl.
The fisherman, very upset, ran to the King Uparichara, telling what happened and asking him to allow him to keep at least one of the children. The king thought for a long time and then decided to keep the male and to leave the female to the fisherman. The girl was named Matsyagandha which means ‘who one smells of fish’ the she was called Satyavati and she had an important role. But this is another tale.

La storia di Matsyagandhi poi divenuta Satyavati

Satyavati
La storia e la letteratura dell’India tramandano storie e leggende di ogni tipo. Alcune sono molto inusuali come quella della bella Matsyagandhi che ho tratto dal Mahabharata.
Molto, ma molto tempo fa esisteva un sovrano che si chiamava Uparichara e governava sul regno di Chedi. Come tutti gli kshatriya - ossia la casta guerriera -  era appassionato di caccia. Un giorno il re era pronto per partire per una battuta di caccia col suo falco preferito quando sua moglie lo invitò a restare a letto con lei. Era desiderosa di unirsi al marito, voleva da lui un figlio. Ma il re non volle, ormai era pronto e preferì andare a caccia.
Ma quando si trovò nella foresta il re non riusciva a catturare nessuna preda, si rese conto che la sua mente era rimasta a palazzo, nella sua camera, ora desiderava la moglie, sarebbe stato meglio che fosse rimasto nel suo letto.
Sempre più desideroso della moglie, Uparichara si eccitò a tal punto che sparse il proprio seme. Allora lo raccolse sulla foglia di un banano e lo consegnò al suo fedele falco affinchè lo portasse alla regina.
Il falco partì, ma mentre era in volo venne attaccato da un’aquila, nello scontro la foglia col seme cadde nell’acqua di un fiume.
Quel fiume era abitato da molti pesci tra cui Adrika, un’apsara - cioè una ninfa celeste - che era stata trasformata in pesce dalla maledizione di un asceta. Vedendo cadere qualcosa nell’acqua, il pesce Adrika si precipitò e ingoiò il seme del re, rimanendo immediatamente incinta.
Dopo nove mesi proprio in quel fiume un pescatore pescò Adrika. Portatola a casa la sventrò per pulirla, ma rimase sbalordito nel vedere che nel ventre del pesce c’erano un bambino e una bambina.
Il pescatore, molto turbato, corse dal re Uparichara, raccontando l’accaduto e pregandolo di permettergli di tenere almeno uno dei bambini. Il re pensò a lungo e poi decise di tenere il maschio e di lasciare al pescatore la femmina che il pescatore chiamò Matsyagandhi , cioè ‘colei che odora di pesce’, poi chiamata Satyavati, una regina che ebbe un importante ruolo nel Mahabharata. Ma questa è un’altra storia.

mercoledì 2 marzo 2011

Mahabharata Parte III


Draupadi umiliata
Il maggiore dei Pandava, Yudhishthira, figlio del dio Dharma ed esempio di moralità e rettitudine, ha un punto debole, il gioco dei dadi. Duryodhana allora lo sfida a giocare e gli contrappone suo zio, il perfido e disonesto Sakuni. Durante una drammatica partita Yudhishthira gioca e perde, perde tutto: ricchezze, territori, sudditi, alla fine gioca se stesso, poi i propri fratelli ed infine la comune moglie Draupadi. Perde tutto.
Duryodhana pretende di essere pagato, ma si accende una disputa. Draupadi non vuole divenire serva dei Kaurava, sostiene che quando suo marito ha giocato lei aveva già perso se stesso e pertanto non poteva disporre della moglie. Draupadi viene umiliata, trascinata per i capelli nella sala dei giochi. Bhima è tentato di intervenire, Yudhishthira lo ferma. Il loro dharma è rispettare la parola data. Bhima desiste dai suoi propositi, ma giura vendetta contro Duryodhana. A questo punto interviene però il re cieco Dhritarashtra che rimanda a casa i Pandava senza pretendere l’adempimento della scommessa persa.
Duryodhana si arrabbia col padre e tanto insiste da ottenere nuovamente il suo permesso a sfidare Yudhishthira ai dadi. Il Pandava – che come kshatriya non può rifiutare una sfida – accetta nuovamente di cimentarsi ai dadi nonostante i cattivi presagi e i consigli dei fratelli.
Questa volta chi perde si dovrà ritirare in esilio per dodici anni nella foresta e dovrà vivere il tredicesimo anno in assoluto incognito. Se durante il tredicesimo anno verrà riconosciuto, dovrà trascorrere altri dodici anni in esilio.
Yudhishthira perde la partita ed è costretto ad abbandonare Indraprastha e a ritirarsi con i fratelli e Draupadi nella foresta.
Passano dodici anni molto duri e faticosi, fatti di privazioni e di sofferenze. Manca ancora un anno per tornare alla vita pubblica e vendicarsi dei Kaurava. Questo anno è forse il più difficile, i cinque Pandava lo devono trascorrere in incognito, se qualcuno li riconosce dovranno nuovamente ritirarsi nella foresta per altri dodici anni.
I Pandava decidono di offrire in incognito i propri servigi al saggio Virata, re di Matsya. Yudhishthira si spaccia per samnyasin, saggio rinunciante e diviene consigliere del re, Bhima diviene cuoco di corte, Arjuna – che per una maledizione deve passare un anno come eunuco – fornisce i propri servigi nell’harem reale, Nakula e Sahadeva pensano ai cavalli e alle vacche del regno mentre Draupadi diviene dama di compagnia della regina.
Passa anche questo tredicesimo anno, i Pandava possono ora tornare a vivere in pubblico e si rivolgono allo zio, il re Dhritarashtra non per ottenere nuovamente il regno di Indraprastha, ma un qualsiasi altro territorio. Ma Duryodhana si oppone, non vuole dare ai cugini nessun territorio.
I Pandava non vogliono scatenare una guerra che sarebbe devastante, cercano di raggiungere un accordo, mandano ambasciatori, anche Krishna cerca di far ragionare Duryodhana, ma senza successo.
Non c’è alternativa alla più devastante guerra di tutti i tempi.

Mahabharata Parte I
Mahabharata Parte II
Mahabharata Parte IV