sabato 12 febbraio 2011

Mahabharata - Parte I


I cinque Pandava e la madre Kunti
Il Mahabharata, la Grande Storia dei Bharata, è il poema più lungo dell’umanità. E’ composto da circa 106.000 strofe, più di otto volte l’Iliade e l’Odissea messi insieme.
La tradizione vuole che l’autore sia il saggio Vyasa, lui concepì la storia e lui la dettò ad uno scrivano di eccezione, il dio Ganesh.
La datazione dell’opera è molto incerta anche se si concorda che il nucleo centrale della storia – tramandata per via orale - risalga al XV secolo a.C. e che venne redatta in sanscrito durante un lungo periodo che va dal V secolo a.C. al III secolo d.C.
Nella tradizione indiana il Mahabharata, insieme al Ramayana, fa parte della smriti, cioè dei testi sacri della tradizione come i Purana e i Sutra che si differenziano dai più importanti testi detti shruti, i testi cioè rivelati di cui fanno parte i Veda, le Samhita e le Upanishad.
La struttura dell’opera – divisa in diciotto libri o Parva - è molto complessa e contiene al proprio interno leggende, aneddoti, poesie, miti, storie incrociate, colpi di scena che ruotano intorno alla vicenda principale che occupa circa un quinto dell’intera opera.
Nel Mahabharata c’è di tutto: odio, amore, sesso, violenza, poesia, filosofia, religione, inganno, lealtà, si dice infatti che ciò che è nel Mahabharata lo si può trovare anche altrove, ma ciò che qui non si trova, non esiste in alcun luogo.
Del Mahabharata fa parte anche la Bhagavat Gita, il Canto del Beato, testo fondamentale della filosofia e della religione induista che però ha assunto vita autonoma e fa parte della verità rivelata, shruti.
E’ impossibile pertanto fare una sintesi dell’intero Mahabharata, proverò a fare una sintesi della sua vicenda principale: la lotta tra Pandava e Kaurava.
Shantanu, re di Hastinapura, non aveva eredi in quanto i suoi due figli erano morti senza avere avuto prole. Per ovviare al problema il re chiese al saggio asceta Vyasa – secondo una prassi esistente all’epoca – di fecondare Ambika e Ambalika, le due vedove di suo figlio Vicitravirya.
Vyasa accettò, ma il suo aspetto era così sgradevole a causa della vita di privazioni e ascesi che conduceva, che Ambika durante il rapporto chiuse gli occhi mentre Ambalika divenne pallidissima. La prima allora concepì un figlio cieco, Dhritarashtra, l’altra un figlio albino, Pandu.
Arjuna in battaglia
Dhritarashtra prese in sposa Gandhari che per condividere la condizione del marito dopo il matrimonio e per tutta la vita si bendò divenendo volontariamente cieca come cieco era Dhritharashtra. I due ebbero 100 figli, i Kaurava, mentre le due mogli di Pandu, Kunti e Matri, fecondate da altrettanti dei, ebbero cinque figli, i Pandava: Yudhishthira figlio di Dharma dio della giustizia, Bhima figlio di Vayu dio del vento, Arjuna figlio di Indra re degli dèi, Nakula e Sahadeva figli degli Ashvin gli dèi gemelli.
Pandu morì giovane e il trono venne occupato dal re cieco Dhritarashtra.
I cento Kaurava e i cinque Pandava crebbero insieme e vennero educati in ogni scienza, arte e tecnica consona agli kshatriya, la casta guerriera.
I loro maestri furono il saggio Bhisma, il maestro d’armi Drona.
Sin dall’inizio tra i cugini i rapporti non sono buoni anzi il maggiore dei Kaurava, Duryodhana cerca di uccidere il più forte dei Pandava, Bhima che però scampa alla morte.
Divenuti adulti, la convivenza diventa impossibile e quando il re cieco Dhritarashtra nomina il saggio Yudhishthira, il maggiore dei Pandava, erede al trono Duryodhana architetta un primo piano per eliminare gli odiati cugini.



Mahabharata Parte II
Mahabharata Parte III
Mahabharata Parte IV

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