domenica 23 ottobre 2011

Il figlio maschio

Bambini a Cochin (Kerala - India)
Avere un figlio maschio è necessario, indispensabile, per la salvezza dalla dannazione.
In India è particolarmente importante, direi essenziale, avere un figlio maschio. Per capire i motivi che stanno alla base di questa esigenza, non è sufficiente rifarsi ad aspetti di carattere economico. Senza dubbio, come abbiamo visto in questo precedente post, una figlia comporta maggiori spese e minori vantaggi da un punto di vista economico, ma è necessario analizzare le motivazioni di carattere religioso.
Un giorno parleremo dell'inferno, meglio degli inferni dell'induismo, oggi basti dire che un'anima, dopo essersi spogliata del corpo mortale e prima di reincarnarsi in un altro corpo subirà le conseguenze delle sue azioni in 'paradiso' o all'inferno. Dopo avere goduto o patito delle proprie azioni in questi loka (luoghi) l'anima si reincarnerà in un altro essere vivente.
Per evitare di finire all'inferno è innanzitutto indispensabile che vengano svolte in modo corretto le cerimonie funebri ed è altresì necessario che quotidianamente vengano recitate le preghiere per gli avi. Si tratta di uno dei tre debiti che l'uomo deve saldare nella vita terrena, oltre a quello verso gli déi e quello verso i saggi, ognuno ha un debito verso gli antenati che devono essere venerati e nutriti. Protagonista assoluto di queste cerimonie, di questi riti e di queste preghiere è il figlio maschio.
"Questo debito - ci dice A. Danielou ne "I quattro sensi della vita" - non può essere pagato che generando un figlio che possa continuare la discendenza, la razza, la casta, la famiglia."
Non per nulla in sanscrito figlio si dice putra la cui etimologia risale a put, che è un tipo di inferno, e a trayate, che in sanscrito significa salvare, preservare. Il figlio maschio è qundi putra, 'colui che salva dall'inferno'.
Questa convinzione porta con sè molte conseguenze. Per esempio nelle Leggi di Manu, la Manusmirti, cioè il più importante Trattato sulle norme di comportamento, si stabilisce chiaramente che le donne furono create per avere figli maschi e gli uomini per avere una discendenza (Manusmirti IX, 96) e si prevede anche che il marito possa 'sostituire' la moglie dopo otto anni di matrimonio se la moglie è sterile, dopo dieci anni di matrimonio se la moglie ha procreato figli morti, dopo undici anni se la moglie ha procreato solo figlie femmine (Manusmirti IX, 81).
Anche nella scelta della donna da sposare, Manu invita gli uomini a scartare donne appartenenti a famiglie che non hanno figli maschi e ciò anche se queste famiglie sono "ricche di vacche, capre, pecore, proprietà o grano" (Manusmirti II, 7).
E'così importante avere un figlio maschio che Manu (IX, 174) ritiene legittimo che un uomo sposato senza figli maschi possa comprarne uno per garantirsi i riti funerari.
In assenza di figli maschi, il nipote maschio potrà svolgere le funzioni prescritte a favore del nonno.
E' al figlio maschio che il padre in punto di morte trasmette le ultime volontà sussuradogli nell'orecchio: "Tu sei il brahman, tu sei il sacrificio, tu sei il mondo". Il figlio risponde "Io sono il Brahman, io sono il sacrificio, io sono il mondo" (Brhadaranyaka Upanishad I 5, 17).
Ed è il figlio che, dopo aver effettuato tre giri antiorari intorno alla pira del padre defunto, appicca il fuoco durante i riti della cremazione.

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