venerdì 22 luglio 2011

Kali

Kali
Nera, con la lingua rossa che le pende dalla bocca, una collana composta da 50 (o 52) teschi, un gonnellino di braccia mozzate, con una mano tiene una spada insanguinata, con l’altra una testa mozzata, ebbra di vino e di sangue, il suo corpo è sporco di sangue, danza furiosamente sul corpo di un uomo e risiede nei pressi delle pire funerarie. E’ Kali, la nera,  la potenza del tempo, l’aspetto distruttivo della dea.
Solo lei fu in grado di uccidere Raktabija, il demone contro il quale gli dei avevano ingaggiato lo scontro finale.
Ma Raktabija – come dice il suo nome (in sanscrito ‘rakta’ significa ‘sangue’ e ‘bija’ ‘seme’) – sembrava invincibile in quanto appena una goccia del suo sangue toccava terra nasceva un altro demone e così all’infinito.
Dal sopracciglio di Durga allora, nacque Kali, la notte suprema che divora tutto ciò che esiste, il tempo che distrugge i mondi, colei che incute paura, anzi incarna tutte le paure lei, ma che ignora la paura.
Con la sua bocca bevve tutto il sangue di Raktabija evitando che toccasse terra e poi tagliò di netto la testa al demone, proprio quella testa che tiene nella mano sinistra.
Ma la sete di sangue, di violenza, di morte ha ormai reso ebbra la dea che più non si ferma, che non distingue più i nemici dagli amici, i buoni dai cattivi e tutti uccide, tutto distrugge. Solo Shiva, il suo sposo, riesce a fermarla gettandosi su di lei. Kali vorrebbe uccidere anche Shiva, ma quando riconosce il suo sposo, si ferma. Lui è a terra, sembra indifeso ed inerme, il piede della dea è sul suo torace. Anche Shiva, senza la sua shakti, la sua energia è inerte.
Divinità preariana probabilmente di origine dravidica, Kali viene venerata recitando il mantra KRIM e sacrificandole animali vivi.
Una grande festa in onore di Kali si svolge nel mese di Ashvin (fine settembre), si tratta di Navaratri, le nove notti che ricordano i nove giorni dell’anno in cui Shiva consente a suo moglie di recarsi dalla propria madre.
Kali è considerata come aspetto terribile della dea Parvati, ma anche come divinità autonoma a se stante che ha sia un aspetto benevolo sia un aspetto terribile coerentemente con l'ambivalenza della divinità, che si manifesta, secondo la tradizione induista, nell' incessante ciclo di vita e morte, creazione e distruzione.

2 commenti:

  1. Articolo molto interessante, ma potresti spiegare più approfonditamente il discorso sul suo aspetto benevolo? leone

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  2. Per certe sette dell'induismo, alcune sette del tantrismo e dello shaktismo, Kali coincide con la suprema divinità, cioè il Brahman o - meglio -la sua manifestazione.In questi casi Kali ha in sè ogni aspetto della divinità: creazione, conservazione e distruzione e pertanto ha anche un aspetto benevolo.
    Comunque anche la Kali distruttrice, aspetto terribile di Parvati, potregge i suoi devoti in quanto come distruttrice è distruttrice anche dei nemici, del dolore, della morte e della paura.
    Domenico

    04 agosto 2011 14:10

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