Il dio Rama |
Babri, imperatore Moghul, non si sarebbe mai immaginato che
una sua decisione avesse drammatiche ripercussioni in India dopo quasi 500
anni.
Nel 1528 infatti l’imperatore costruì la Babri Masjid, la
Moschea Babri anella città di Ayodhya, mitico luogo dove la tradizione vuole
sia nato Rama, dio hindu avatara di Vishnu e protagonista del poema epico Ramayana.
Nessun problema è sorto fino a circa una sessantina di anni
fa, quando gruppi estremistici hindu hanno cominciato a rivendicare il suolo
dove quella moschea era stata costruita (più di 400 anni prima!), sostenendo
che in quella precisa area sorgeva un
tempio hindu dedicato a Rama.
Le diatribe e le polemiche sono andate avanti fino al 6
dicembre 1992 quando una folla di estremisti hindu letteralmente rase al suolo
la moschea e costruì sulle sue macerie un improvvisato tempio in onore di Rama.
Alla demolizione seguirono violentissimi scontri in tutta l’India
durante i quali morirono un numero imprecisato di persone anche se le fonti
ufficiali parlano di 2.000 morti per lo più musulmani.
Ovviamente la vicenda non è finita lì, anzi è andata avanti
tra alti e bassi fino ad arrivare alla sentenza dell’Alta Corte di Allahabad
che nel 2010, salomonicamente, decise che l’area dove un tempo sorgeva la Babri
Masjid doveva essere suddivise in tre parti: una destinata al tempietto hindu
che già vi sorge e le altre due destinate rispettivamente alla comunità hindu e
a quella islamica.
La sentenza ha accontentato tutti e nessuno al tempo stesso
e periodicamente il problema rinasce soprattutto a causa delle
strumentalizzazioni politiche da parte di partiti che fanno leva sull’ ”identità
hindu”.
E così nei giorni scorsi (ricordo che si stanno avvicinando
le cruciali elezioni politiche nazionale del 2014) la polizia ha arrestato più di
1200 estremisti che volevano partecipare
nella città di Ayodhya ad una manifestazione non autorizzata indetta dal Vishwa
Hindu Parishad, un gruppo nazionalista indiano.
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