martedì 22 ottobre 2013

Babri Masjid

Il dio Rama
Babri, imperatore Moghul, non si sarebbe mai immaginato che una sua decisione avesse drammatiche ripercussioni in India dopo quasi 500 anni.
Nel 1528 infatti l’imperatore costruì la Babri Masjid, la Moschea Babri anella città di Ayodhya, mitico luogo dove la tradizione vuole sia nato Rama, dio hindu avatara di Vishnu e protagonista del poema epico Ramayana.
Nessun problema è sorto fino a circa una sessantina di anni fa, quando gruppi estremistici hindu hanno cominciato a rivendicare il suolo dove quella moschea era stata costruita (più di 400 anni prima!), sostenendo che in quella precisa area  sorgeva un tempio hindu dedicato a Rama.
Le diatribe e le polemiche sono andate avanti fino al 6 dicembre 1992 quando una folla di estremisti hindu letteralmente rase al suolo la moschea e costruì sulle sue macerie un improvvisato tempio in onore di Rama.
Alla demolizione seguirono violentissimi scontri in tutta l’India durante i quali morirono un numero imprecisato di persone anche se le fonti ufficiali parlano di 2.000 morti per lo più musulmani.
Ovviamente la vicenda non è finita lì, anzi è andata avanti tra alti e bassi fino ad arrivare alla sentenza dell’Alta Corte di Allahabad che nel 2010, salomonicamente, decise che l’area dove un tempo sorgeva la Babri Masjid doveva essere suddivise in tre parti: una destinata al tempietto hindu che già vi sorge e le altre due destinate rispettivamente alla comunità hindu e a quella islamica.
La sentenza ha accontentato tutti e nessuno al tempo stesso e periodicamente il problema rinasce soprattutto a causa delle strumentalizzazioni politiche da parte di partiti che fanno leva sull’ ”identità hindu”.
E così nei giorni scorsi (ricordo che si stanno avvicinando le cruciali elezioni politiche nazionale del 2014) la polizia ha arrestato più di 1200 estremisti  che volevano partecipare nella città di Ayodhya ad una manifestazione non autorizzata indetta dal Vishwa Hindu Parishad, un gruppo nazionalista indiano.




Per saperne di più


Nessun commento:

Posta un commento