venerdì 2 novembre 2012

Paradiso ed inferno hindu

Pira funebre a Varanasi
Anche nella tradizione hindu esistono paradiso e inferno, anzi paradisi e inferni.
Dopo la morte, l’anima del defunto viene condotta al cospetto di Yama, re della morte, qui trova Citragupta il giudice dei morti che nel suo libro nero ha segnato tutte le azioni del defunto e che stabilisce quale sarà il destino dell’anima.
Se nella vita terrena il defunto si è comportato rispettando il dharma, la sua anima verrà mandata in uno dei molteplici paradisi (svarga).
Se viceversa il defunto mal si comportò in vita, dovrà scontare le sue pene in uno dei molteplici inferni o naraka. Secondo alcune tradizioni i naraka sono sette per altre ventuno, per altre ancora ventotto.
Il paradiso e l’inferno non sono però destinazioni definitive. In questi loka (mondi) le anime permarranno fin quando non avranno terminato di godere o di patire per i frutti delle azioni commesse. Dopo, torneranno nel mondo terreno dove assumeranno la forma di oggetti inanimati, di vegetali, animali o esseri umani a seconda del residuo karmico, dell’imperfezione che ancora portano su di sé.
Ovviamente questo percorso non riguarda coloro che hanno raggiunto la perfezione, il moksha che interrompe il samsara (il ciclo delle rinascite) in quanto hanno avuto conoscenza del Brahman, questi vengono trasportati nel Brahmaloka, il mondo del Brahman, “dove essi abitano in insondabili lontananze, dalle quali mai più quaggiù ritornano.” (Brhadaranyaka Upanishad VI, 2, 15).

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