giovedì 8 dicembre 2011

Bhangasvana, il re che volle restare donna


Indra sopra il suo vahana, l'elefante Airavata
Nell’antichità più lontana esisteva un re giusto e saggio, il suo nome era Bhangasvana. Il re era molto triste perché non aveva figli che gli garantissero una discendenza. Pensò allora di celebrare l’Agnishuta, il grande sacrificio ad Agni, Dio del fuoco, per ottenere un figlio maschio. 
Il rito venne celebrato con grande partecipazione e grande precisione e raggiunse il suo scopo tanto che Bhangasvana ebbe cento figli maschi. 
Ma il saggio re non aveva fatto i conti con l’invidia e la gelosia che regnavano tra gli Dèi. Celebrando l’Agnishuta aveva offeso gravemente Indra, il Re degli Dèi, e Indra decise di fargliela pagare. 
Un giorno il re era a caccia e si smarrì in una fitta foresta, stanco e assetato arrivò di fronte a un lago dove si gettò per bere e rinfrescarsi, ma quando uscì dall’acqua scoprì che era stato trasformato in donna. Disperato, Bhangasvana non sapeva cosa fare, come poter tornare nella sua città, come poter vivere in quella sua condizione, né capiva il motivo di quella trasformazione. Ma si fece coraggio, tornò al palazzo reale e spiegò alle proprie mogli e ai propri figli cosa era successo. Trasferì il potere ai suoi cento figli e si trasferì nella foresta. 
Qui Bhangasvana divenne moglie di un eremita e da lui ebbe altri cento figli. Bhangasvana pensò che anche questi avessero diritto al trono, li condusse nel suo regno e disse agli altri cento figli di condividere pacificamente il potere con i nuovi cento fratelli. 
Ma Indra non era placato e seminò l’invidia tra i fratelli, scoppiò tra essi una grande guerra durante la quale perirono tutti e duecento. 
Bhangasvana si disperò e la sua disperazione impietosì Indra che apparve al re e spiegò il motivo di tutto ciò che era accaduto. 
Bhangasvana capì di avere offeso Indra e chiese umilmente perdono al Re degli Dèi che disse: 
“Il tuo pentimento è sincero, per questo posso far tornare in vita cento dei tue figli, chi vuoi che tornino in vita i figli che hai avuto come uomo o quelli che hai avuto come donna?” 
“Quelli che ho avuto come donna,” rispose Bhangasvana senza neppure riflettere un attimo. 
Indra rimase stupito e ne chiese il motivo. 
“L’amore di una madre è il più grande amore che esista sulla terra – rispose Bhangasvana - così la sua sofferenza per la perdita di un figlio è maggiore di quella di un padre.” 
Indra rimase colpito dalla risposta della donna, “hai risposto bene, donna, e per questo non solo riporterò in vita tutti i tuoi figli, anche quelli nati dalla tua precedente vita di uomo, ma ti restituirò la tua mascolinità, tornerai ad essere uomo.” 
“No – gridò Bhangasvana – voglio restare donna!” 
Indra, ancora più stupefatto della risposta, chiese spiegazioni. 
“Come l’amore di una donna è più grande di quello di un uomo – rispose Bhangasvana - così il piacere che ottiene dall’unione sessuale è di gran lunga più intenso di quello che ottiene l’uomo.” 
E così Bhangasvana restò donna.

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