Perchè gli esseri viventi battono le palpebre? Anche su questo c'è una bella leggenda indiana.
Un giorno il saggio re Nimi voleva eseguire un yajna, un sacrificio particolarmente difficile e lungo (sarebbe durato ben cinque anni!) che, se avesse avuto successo, avrebbe giovato enormemente al suo popolo.
Per celebrare il sacrificio, Nimi aveva bisogno di un brahmano eccezionalmente potente che lo presiedesse e si rivolse al rishi Vasishta. |
Rito hindu |
Il rishi però non potè accettare perchè impegnato in un altro sacrificio.
Nimi, che teneva molto al benessere del suo popolo, iniziò ugualmente il sacrificio incaricando di presiederlo ad un altro saggio, Gautama. Quando Vasishta, terminato il suo precedente impegno, si recò da Nimi e vide che il sacrificio era stato iniziato senza di lui, si infuriò e lanciò una maledizione contro Nimi: "Ti maledico, re Nimi: d'ora in avanti vivrai senza corpo."
In quel momento il re Nimi stava dormento, si svegliò di soprassalto, guardò in basso e vide il proprio corpo senza vita ed i suoi sudditi che piangevano la sua dipartita.
Convinto di aver agito correttamente, Nimi maledì a sua volta Vasishta, "Ho dovuto eseguire lo yajna per il benessere della mia gente. Saggio Vasishta, ti maledico: anche tu vivrai senza corpo!"
In quel suo nuovo stato, Nimi vagava sotto forma di spirito, non era più vincolato dal corpo o dalle responsabilità e trovava la vera gioia di essere uno con il brahman.
Tuttavia i sudditi del re erano molto infelici, non potevano credere che il re che si era preso cura di loro come un padre non ci fosse più. Per questo conservarono il corpo del sovrano con olii e profumi e continuarono con maggior devozione il sacrificio che aveva iniziato l'amato Nimi.
Una volta che lo yajna fu completato, gli Dèi scesero sulla terra chiedendo ai fedeli cosa volessero. "Per un'ingiusta maledizione - risposero - lo spirito del nostro amato re è uscito da questo suo corpo, rivogliamo Nimi tra noi."
Gli dèi acconsentirono e convocarono lo spirito di Nimi, ma restarono meravigliati quando l'anima del re li pregò di non fare niente e di lasciarla libera dal corpo. "Non desidero più avere schiavitù - disse - vi prego, non rimettetemi nel mio corpo."
"Ma la tua gente desidera che tu stia tra loro - replicarono gli dèi - non puoi deluderli."
"Se queste persone vogliono che io stia con loro - disse Nimi - lo farò, ma non nel modo in cui desiderano, trovate voi un modo."
Gli dèi allora posero Nimi sulle palpebre di ogni essere vivente.
Per questo, da quel momento, ogni essere è costretto a battere le palpebre, perchè sopra di esse c'è lo spirito di Nimi che pesa e che quindi rende ogni tanto necessaria una seppur breve pausa.
E' per questo che in sanscrito il battito delle palpebre si chiama nimisha (che è anche un nome proprio femminile abbastanza diffuso).
E sempre per questo, ma ne abbiamo già parlato, uno degli elementi che differenziano gli uomini dalle divinità indiane è che quest'ultime non battono le palpebre, ma hanno lo sguardo fisso, così come non sudano, non fanno ombra e non poggiano i piedi per terra.