sabato 21 luglio 2018

Satyavrata between earth and sky




Trishanku
The Ramayana tells us that Satyavrata was the third ruler of Ayodhya, the city that will be the capital of Rama's kingdom. Satyavrata was very devoted and asked the court sage, Vasishta, to celebrate a sacrifice that would allow him to ascend to Indraloka, which is Indra's paradise, with his own mortal body.
Vasishta refused, saying him was not possible and the king then addressed the sons of the wise man. These were angry and cursed Vasishta forcing him to become a candala,  an outcast, and forcing him to twelve years of exile.
During his exile there occurred a tremendous famine and Satyavrata, thanks to the skills acquired during the exile, fed the family of the sage Visvamitra, great opponent of Vasishta who had taken his place at the court of the king.
Here the traditions diverge, but I like to tell the story of how Satyavrata fed the hungry poor people with Kamadhenu, the sacred cow that emerged from samutramanthan, the churning of the ocean, the cow belonged to Vasishta.
For this reason Satyavrata is also known as Trishanku, or 'triple sinner', having committed three grave sins: stealing a cow, killing it, eating its meat.
Of course Visvamitra was very happy for the triple sin and he promised Satyavrata to celebrate the great sacrifice to allow him to climb into the paradise of Indra with the mortal body as he desired.
The sons of Vasishta tried to impede the sacrifice, but Visvamitra reduced them to ashes and threw them a terrible curse: they should have been reborn seven hundred times as an outcast.
In the end the sacrifice was regularly performed with the participation of rishis and sages from all over India and Satyavrata ascended with his own mortal body to heaven. But once he reached Indraoka, just Indra and the other gods opposed him as he entered: "A mortal body is not allowed to enter the paradise of Indra!"
While poor Satyavrata stood between heaven and earth, hanging upside down, a great diatribe arose between the gods and the sage Visvamitra who threatened the gods to create a new heaven, Trishanku's heaven, and new gods in place of existing ones starting with Indra.
Having said that, the sage, with the great powers he had acquired in years and years of austerity and meditation, created a new constellation and was about to create a new sky and, above all, new gods, when Indra proposed an agreement.
"The new constellation can remain and Satyavrata can remain among the new stars, but he does not enter paradise and you Visvamitra desist from your intentions."
Visvamitra understood that he could not pull over the rope and accepted.
So poor Satyavrata-Trishanku is there in heaven upside down and can neither return to earth nor access heaven.
For this reason, in certain parts of India even today, when a person is in a situation of uncertainty, they say "you are like Trishanku" e the situations of uncertainty are described as
"Trishanku's heaven".






Satyavrata tra terra e cielo




Trishanku in cielo
Il Ramayana ci narra che Satyavrata fu il terzo sovrano di Ayodhya, la città che sarà la capitale di Rama. Satyavrata era molto devoto e chiese al saggio di corte, Vasishta, di celebrare un sacrificio che gli consentisse di ascendere all'Indraloka, cioè il paradiso di Indra,  col proprio corpo mortale. 
Vasishta si rifiutò, dicendo che non era possibile e il re si rivolse allora ai figli del saggio. Questi si adirarono e maledissero Vasishta obbligandola a diventare un candala, ossia un fuori casta, e costringendolo a dodici anni di esilio. 
Durante il suo esilio si verificò una tremenda carestia e Satyavrata, grazie alle capacità acquisite durante l'esilio, sfamò la famiglia del saggio Visvamitra, grande avversario di Vasishta che aveva preso il suo posto alla corte del re.
Qua le tradizioni divergono, ma mi piace raccontare quella che narra come Satyavrata sfamasse i poveri affamati con Kamadhenu, la sacra vacca che emerse dal samutramanthanil frullamento dell'oceano e che apparteneva proprio a Vasishta.
Per questo motivo Satyavrata è conosciuto anche come Trishanku, ossia 'triplice peccatore', avendo commesso tre gravissimi peccati: rubare una vacca, ucciderla, mangiarne le carni.
Ovviamente del triplice peccato fu felicissimo Visvamitra che promise a Satyavrata di celebrare il grande sacrificio per consentirgli di salire nel paradiso di Indra col corpo mortale come lui desiderava.
I figli di Vasishta tentarono di ostacolare il sacrificio, ma Visvamitra li ridusse in cenere e lanciò contro di loro una terribile maledizione: sarebbero dovuti rinascere per settecento volte come fuoricasta.
Alla fine il sacrificio venne regolarmente svolto con la partecipazione di rishi e saggi da tutta l'India e Satyavrata ascese col proprio corpo mortale fino al paradiso. Ma una volta giunto alle porte dell'Indraloka proprio Indra e gli altri dei si opposero al suo ingresso:"Non è consentito ad un corpo mortale entrare nel paradiso di Indra!"
Mentre il povero Satyavrata si trovava tra il paradiso e la terra, appeso per aria a testa in giù, nacque una grande diatriba tra gli dei e il saggio Visvamitra che andò su tutte le furie e minacciò gli dei di creare un altro paradiso, il paradiso di Trishanku, un altro Indra e altri dei in sostituzione di quelli esistenti a cominciare da Indra. 
Detto fatto, il saggio, con i grandi poteri che aveva acquisito in anni e anni di austerità e meditazione, creò una nuova costellazione e stava per creare il nuovo paradiso e, soprattutto, nuovi dei, quando Indra propose un accordo.
"La nuova costellazione può rimanere e Satyavrata può restare tra le nuove stelle, ma non entra nel paradiso e tu Visvamitra desisti dai tuoi propositi."
Visvamitra capì che non poteva tirare oltre la corda ed accettò.
Così il povero Satyavrata-Trishanku è là in cielo a testa in giù e non può nè tornare sulla terra nè accedere al paradiso.
Per questo motivo in certe zone dell'India ancora oggi, quando una persona si trova in una situazione di incertezza, si dice "sei come Trishanku" e la situazione di incertezza è detta "il paradiso di Trishanku".