mercoledì 13 aprile 2011

Samutramanthan: il frullamento dell'oceano

Uno dei miti più interessanti dell’induismo è quello del frullamento dell’oceano cosmico, in sanscrito il Samutramanthan.

Samutramanthan: in cima al monte Mandara siede Vishnu

Gli dei e gli asura, terribili demoni, sempre in lotta fra loro decisero per una volta di allearsi per  frullare le infinite acque dell’oceano cosmico e far emergere l’Amrita, cioè il nettare dell’immortalità (“a” privativo “mrita”=morte).
Per realizzare l’impresa utilizzarono come bastone il monte Mandara e lo immersero nell’oceano appoggiandolo su Kurma, la tartaruga nella quale si era trasformato Vishnu nel suo secondo avatar.
Una volta appoggiato il monte sulla tartaruga, vi avvolsero intorno a mo’ di fune il serpente Vasuki Nagaraja, cioè il Re dei serpenti. I demoni lo afferrarono dalla parte delle molteplici bocche e gli dei dalla parte della coda e cominciarono a tirarlo da una parte e dall’altra facendo ruotare il monte su se stesso e frullando in questo modo l’oceano cosmico dal quale sorsero gigantesche onde.
Ma a forza di frullare, dall’oceano scaturì il terribile veleno halahala. Per altre tradizione il veleno non emerse dalle acque, ma venne vomitato dalla bocca del serpente.
Comunque andarono le cose, il terribile veleno cominciò a distruggere tutto ciò che esisteva finchè non intervenne Shiva che ingoiò il veleno e salvò l’esistente. Il veleno non recò alcun danno al grande dio, salvo colorargli la gola di blu, motivo per cui Shiva è anche chiamato Nilakantha cioè dalla gola blu. Alcune gocce di veleno caddero sulla terra e per questo esistono varie piante e vari animali che sono velenosi.
Scampato il pericolo, gli dei e gli asura ripresero a frullare l’oceano e dopo mille anni dalle acque immense mosse da quell’inusuale strumento emersero quattordici meraviglie, le chaturdasa ratnam, le quattordici cose desiderabili.
Esse sono: l’Amrita, cioè nettare dell’immortalità; Lakshmi, la dea della fortuna sposa di Vishnu; Dhanvantari, il medico degli dei che portava la coppa col nettare; Sura la dea della bevanda inebriante; Chandra, la luna; Rambha l’apsara; Uchchihsravas, il cavallo bianco; Airvata, l’elefante bianco vahana cioè veicolo di Indra; Parijata, l’albero del paradiso; Kaustubha, il gioiello che porta Vishnu; Surabhi o Kamadhenu, la vacca dell’abbondanza; Sankha, la conchiglia che tiene Vishnu; Dhanu, l’arco di Rama; Visha, un veleno ma anche un farmaco miracoloso.
Ovviamente quando emerse l’amrita gli dei e i demoni lottarono per impossessarsene, la lotta durò dodici giorni e dodici notti. Durante lo scontro dal vaso (in sanscrito Kumbha) che conteneva l’amrita caddero a terra quattro gocce del nettare, in questi luoghi sono sorte le città sacre di Allahabad, Haridwar, Ujjain e Nasik dove a turno ogni tre anni si svolge la grandiosa festa religiosa del Kumbha Mela (in sanscrito Festa della coppa o del vaso). 
Gli asura si impossessarono infine dell’amrita. Gli dei allora si rivolsero a Vishnu che si trasformò in Mohini, una ragazza di bellezza infinita che con la sua seduzione riuscì a sottrarre agli asura la coppa dell’amrita riportandola agli dei.



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