Satyavati |
La storia e la letteratura dell’India tramandano storie e leggende di ogni tipo. Alcune sono molto inusuali come quella della bella Matsyagandhi che ho tratto dal Mahabharata.
Molto, ma molto tempo fa esisteva un sovrano che si chiamava Uparichara e governava sul regno di Chedi. Come tutti gli kshatriya - ossia la casta guerriera - era appassionato di caccia. Un giorno il re era pronto per partire per una battuta di caccia col suo falco preferito quando sua moglie lo invitò a restare a letto con lei. Era desiderosa di unirsi al marito, voleva da lui un figlio. Ma il re non volle, ormai era pronto e preferì andare a caccia.
Ma quando si trovò nella foresta il re non riusciva a catturare nessuna preda, si rese conto che la sua mente era rimasta a palazzo, nella sua camera, ora desiderava la moglie, sarebbe stato meglio che fosse rimasto nel suo letto.
Sempre più desideroso della moglie, Uparichara si eccitò a tal punto che sparse il proprio seme. Allora lo raccolse sulla foglia di un banano e lo consegnò al suo fedele falco affinchè lo portasse alla regina.
Il falco partì, ma mentre era in volo venne attaccato da un’aquila, nello scontro la foglia col seme cadde nell’acqua di un fiume.
Quel fiume era abitato da molti pesci tra cui Adrika, un’apsara - cioè una ninfa celeste - che era stata trasformata in pesce dalla maledizione di un asceta. Vedendo cadere qualcosa nell’acqua, il pesce Adrika si precipitò e ingoiò il seme del re, rimanendo immediatamente incinta.
Dopo nove mesi proprio in quel fiume un pescatore pescò Adrika. Portatola a casa la sventrò per pulirla, ma rimase sbalordito nel vedere che nel ventre del pesce c’erano un bambino e una bambina.
Il pescatore, molto turbato, corse dal re Uparichara, raccontando l’accaduto e pregandolo di permettergli di tenere almeno uno dei bambini. Il re pensò a lungo e poi decise di tenere il maschio e di lasciare al pescatore la femmina che il pescatore chiamò Matsyagandhi , cioè ‘colei che odora di pesce’, poi chiamata Satyavati, una regina che ebbe un importante ruolo nel Mahabharata. Ma questa è un’altra storia.
Nessun commento:
Posta un commento