lunedì 21 aprile 2014

La città dalle nove porte

Palazzo del Vento a Jaipur
La città dalle nove porte. Nella tradizione induista l’uomo è spesso definito come navadvare pure, la città dalle nove porte o, in altri testi, ekadasavara pure, la città dalle undici porte. Con questa metafora si fa riferimento alle aperture, ai fori presenti nel corpo umano che è visto come una fortezza abitata dallo Spirito.
Le nove porte sono i due occhi, le due narici, i due orecchi, la bocca, l’ano e l’organo genitale. A ciò si aggiungono – quando si parla di undici porte – l’ombelico e la sutura sagittale, il punto del cranio in cui si uniscono e dal quale esce l’atman durante la cremazione del cadavere.
Possiamo trovare questa metafora in molti testi sacri.
Già nell’Atharva Veda (X, 2, 31) si fa riferimento a questa città in un inno che così recita: “la città di Dio, inespugnabile, con otto cinte murarie e nove porte contiene un Tesoro d’oro, celestiale,”
Altro riferimento alla città (o fortezza) questa volta di undici porte si trova nella Katha Upanishad (II 5, 1) dove si fa riferimento ad essa come alla città appartenente all’increato Atman.
Anche nella Bhagavad Gita (5, 13) si dice, “rinunciando mentalmente ad ogni azione, l’anima incarnata, padrona di sé, sta felice nella fortezza dalle nove porte senza agire né far agire.”
Nel Bhagavada Purana c’è addirittura un lungo racconto che si basa sull’allegoria della città dalle nove porte abitata dal re Puranjana.
Con questa metafora si vuole evidenziare che il Sé, l’atman, risiede in questa fortezza le cui porte sono tutte rivolte verso l’esterno, verso cioè gli stimoli che giungono dall’esterno o che all’esterno sono destinati e che allontanano dalla verità e dalla vera conoscenza, quella dell’Atman e della sua identità col Brahman.


Per questo si dice che “le finestre dei sensi sono aperte verso l’esterno e per questo si vede ciò che è fuori e non ciò che è dentro di noi. Ma qualche saggio desideroso dell’immortalità, rivolgendo lo sguardo verso l’interno, vide entro se stesso l’atman.” E mai più nacque né morì.

venerdì 4 aprile 2014

Amba's story - Part II

Dying Bhishma
For a year, in the deepest and most inhospitable forest, eating only roots, berries and of her hatred towards Bhishma, Amba meditated and worshiped Shiva.
The God, moved with compassion, sent his son Karttikeya who gave the girl a garland of ever-fresh lotus flowers.
"Take this wreath, Amba - said Kārttikeya - who will wear it will kill Bhishma."
Immediately the girl went in search of a warrior, one kshatriyas, willing to wear the garland and kill Bhishma, but found none.
"Bhishma is good and wise man - they answered her - and then you can not beat him, we can not kill him."
Amba came into the kingdom of Pancala and came to King Drupada, on her knees and asked him to wear the garland, but also Drupada refuse . Angry, the girl threw the garland on a column in the royal hall and il stayed there.
Back in the forest, Amba devoted herself again to the most severe austerities until Shiva appeared in person.
"Amba, your devotion has rewarded you - said the God- in the next life you'll kill Bhishma yourself."
"But when I am reborn - Amba said - I will not remember anything of this life, how will I know to kill Bhishma, the , how can I woman, kill a brave kshatriya?"
"Nothing is impossible for me - Shiva replied - so will it."
Amba could not wait for herfate, she built a pyre of wood, lit the fire and fell upon it, sacrificing her own life, to anticipate her revenge.
As predicted by Shiva, Amba was reborn just as in the palace of Pancala, daughter of King Drupada. A little girl, named Shikandhin.
One day the little Shikandhin saw the garland of lotus flowers still fresh hanging on the column of the royal hall, she went up and put it around her neck.
The father Drupada knew all in an instant, fearing the revenge of the daughter damaged his reign, he sent the girl into exile.
In the forest Shikandhin took full consciousness of her own identity and mission, but it was a woman, how would she do?
The young woman did not despair, and in fact  one day she helped a yaksha, a divine spirit, which had fallen into a trap. When the mysterious being askedher to make a wish, Shikandhin had no doubts, "I want to become a man," she said, and it was so. Shikandhin became Shikandhi, valiant warrior who joined the five Pandava brothers in the bloody war against the Kauravas described in the Mahabharata .
When Bhishma - leader of the Kauravas -  saw Shikandhi before him, he knew that his own hour had come. The code of chivalry prevented him from fighting with a person born as a woman. When he was struck by the thousands of arrows shot by the Pandava warriors, Bhishma defended himself with all his strength, but he did nothing to defend against Shikandhi.
Now dying Bhishma fell to the ground supported by a bed of arrows, indicating that he had pierced his heart he said, "this arrow has been shot by Shikandhi."


[The end]

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La storia di Amba - Parte II

Bhishma ferito a morte
Per un anno, nella foresta più profonda e inospitale, nutrendosi solo di radici, bacche e del suo odio verso Bhishma, Amba meditò e venerò Shiva. 
Il dio, mosso a compassione, inviò il figlio Karttikeya che donò alla fanciulla una ghirlanda di fiori di loto profumatissimi e perenni.
"Prendi questa ghirlanda Amba - le disse Karttikeya - chi la indosserà ucciderà Bhishma."
Immediatamente la ragazza si mise alla ricerca di un guerriero, uno kshatriya, disposto ad indossare la ghirlanda e ad uccidere Bhishma, ma non trovò nessuno. 
"Bhishma è uomo buono e saggio - le rispondevano - e poi è imbattibile, non possiamo ucciderlo."
Amba giunse nel regno di Pancala e si recò dal re Drupada chiedendogli in ginocchio di indossare la ghirlanda, ma anche Drupada si rifiutò. Irata, la fanciulla scagliò la ghirlanda su una colonna della sala reale dove vi restò appesa a un chiodo.
Tornata nella foresta, Amba si dedicò nuovamente alle più rigide austerità finchè non le apparve Shiva in persona.
"Amba, la tua devozione ti ha premiato - le disse il dio - nella prossima vita sarai tu stessa ad uccidere Bhishma."
"Ma quando sarò rinata - rispose Amba -  non ricorderò niente di questa vita, come farò a sapere di dover uccidere Bhishma e poi, come potrò io donna, uccidere un valoroso kshatriya?"
"Niente mi è impossibile - replicò Shiva - così sarà." 
Amba non potè attendere il proprio destino, costruì una pira di legno, accese il fuoco e vi si gettò sopra, sacrificando la propria vita, per anticipare la propria vendetta.
Come predetto da Shiva, Amba rinacque proprio nella reggia di Pancala come figlia del re Drupada. Una bambina, la chiamarono Shikandhin.
Un giorno la piccola Shikandhin vide la ghirlanda di fiori di loto ancora freschi appesa alla colonna della sala reale, vi si avvicinò e se la mise al collo.
Il padre Drupada in un attimo capì e, temendo che la vendetta della figlia danneggiasse il proprio regno,  mandò la fanciulla in esilio.
Nella foresta Shikandhin prese piena coscienza della propria identità e della propria missione, ma era una donna, come avrebbe fatto?
La giovane non disperò ed infatti un giorno aiutò uno yaksha, uno spirito divino, che era caduto in una trappola. Quando il misterioso essere, per ringraziarla dell'aiuto, le chiese di esprimere un desiderio, Shikandhin non ebbe dubbi, "Voglio diventare un uomo," disse e così fu. Dopo aver rinunciato alla vita, Amba rinunciò anche alla propria femminilità per potersi vendicare.
Shikandhin divenne Shikandhi, valoroso guerriero che si unì ai cinque fratelli Pandava nella sanguinosa guerra contro i Kaurava descritta nel Mahabharata.
Quando Bhishma - condottiero dei Kaurava - si vide davanti Shikandhi, capì che era giunta la propria ora. Il codice cavalleresco gli impediva di combattere con una persona nata donna. Quando venne colpito dalle migliaia di frecce scoccate dai guerrieri Pandava, Bhishma si difese con tutte le forze, ma non fece niente per difendersi da Shikandhi.
Ormai morente, Bhishma cadde a terra sorretto da un letto di frecce e, indicando quella che gli aveva trafitto il cuore disse, "questa freccia è stata scoccata da Shikandhi."

[Fine]

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martedì 1 aprile 2014

La storia di Amba - Parte I

Questa è la storia di una donna umiliata e offesa che rinunciò alla propria vita e alla propria femminilità per vendicarsi del torto subito.

Amba stava per cingere il collo dell'amato Salva, re di Saubala, con la ghirlanda di fiori, la promessa matrimoniale. Lui sarebbe stato il suo sposo, lo stava scegliendo durante la cerimonia di swayamvara organizzata dal re di Kasi per le sue tre bellissime figlie. Amba, Ambika e Ambalika.
Tradizione avrebbe voluto che una delle principesse di Kasi fosse andata in sposa al re di Hastinapura, ma il padre delle principesse non volle che anche una sola delle sue figlie sposasse quello che lui considerava solo il figlio di un pescatore.
Ma improvvisamente si presentò alla cerimonia Bhishma, fratello di Vikitravirya, re di Hastinapura.
Bhishma era saggio, forte, imbattibile, aveva fatto voto di castità e rinunciato al trono a favore del fratello minore e non poteva permettere che il re di Kasi non desse ad Hastinapura una sua regina come da tradizione.
Prima che Amba cingesse il collo di Salva con la ghirlanda, Bhishma rapì lei e le sue sorelle. Le tre sarebbero diventate regine di Hastinapura.
Tutti i principi ed i re che erano accorsi alla cerimonia inseguirono Bhishma e lo sfidarono a combattimento, ma vennero sconfitti uno dopo l'altro. Salva combattè duramente, ma Bhishma lo disarcionò e, umiliandolo, gli risparmiò la vita.
Giunti ad Hastinapura, Bhishma presentò le fanciulle a Vikitravirya che rimase colpito dalla loro bellezza e decise di organizzare subito il matrimonio.
"Oh mio sovrano - disse però timorosa Amba - ti prego di non sposarmi, il mio cuore e il mio amore sono già promessi ad un altro uomo, il re Salva."
Vikitravirya e Bhishma acconsentirono e Amba si recò dal suo amato.
"Come pensi che io possa sposarti - le disse però Salva - dopo che ti ho perso in combattimento, tu non sei mia, sei di Bhishma, lui ti ha conquistato."
Amba, con la morte nel cuore tornò ad Hastinapura e chiese a Vikitravirya di sposarla, ma a questo punto neppure lui la volle. "Non posso sposare una donna - disse - il cui cuore so essere di un altro."
Un futuro meschino si prospettava per Amba, nessuna l'avrebbe più voluta, aveva solo un'ultima possibilità: che la sposasse Bhishma, lui era il responsabile, lui doveva sposarla.
"Non puoi chiedermi questo - rispose però Bhishma - sai che ho fatto voto di celibato e non posso mancare alla parola data."
Bhishma fu irremovibile, non si fece convincere neppure dal suo maestro Bhargava dal quale, disperata, si era recata Amba.
La principessa era distrutta, fuggì nella più folta foresta a meditare, Bhishma doveva pagare e nacque in lei un desiderio di vendetta che coltivò nel profondo dell'animo.


[continua qui]







Amba's story - Part I

This is the story of a woman humiliated and offended who gave up her own life and her femininity to avenge the wrongs she has suffered.

Amba was to encircle the neck of the beloved Salva, king of Saubala, with garland of flowers, the promise of marriage. He would be her husband, she was choosing him during the Swayamvara, the ceremony organized by the King of Kasi for his three beautiful daughters: Amba, Ambika and Ambalika.
Bhishma kidnaps Amba and her sisters
Tradition would have liked that one of the princesses of Kasi had married the king of Hastinapura, but the father of the princesses did not want even one of his daughters to marry him because he considered that king only the son of a fisherman.
But suddenly showed up at the ceremony Bhishma, the brother of Vikitravirya king of Hastinapura.
Bhishma was wise, strong, unbeatable, he had made a vow of chastity and renounced the throne in favor of his younger brother and he could not allow that the king of Kasi did not give a queen to Hastinapura as usual.
Before Amba officially chose Salva as spouse, Bhishma abducted her and her sisters. The three would become queens of Hastinapura.
All the princes and kings who had come to the ceremony pursued Bhishma and challenged him to fight, but were defeated one after the other. Salva fought hard, but Bhishma unseated him and, humiliating him, spared his life.
Come to Hastinapura, Bhishma introduced the girls to Vikitravirya who was struck by their beauty and decided  immediately to organize the wedding.
"Oh my king - said, however, fearful Amba - please do not marry me, my heart and my love are already promised to another man, the king Salva."
Vikitravirya and  Bhishma agreed and Amba went from her beloved.
"How do you think that I can marry you - said, however Salva - after I lost you in combat, you're not my, you're of Bhishma, he will have won you."
Amba, with a heavy heart, came back to Hastinapura and asked Vikitravirya to marry her, but at this point he didn't wanted her. "I cannot marry a woman - he said - which I know her heart to be of anotherman."
A miserable future lay ahead for Amba, no one man would wanted her,she had only one last chance: Bhishma, who had caused the damage, he had to marry her.
"You can not ask this -  Bhishma said - you know I've taken a vow of celibacy and I can not break my word." Bhishma was adamant.
The princess was destroyed, fled into the thickest forest to meditate, Bhishma had to pay and was born in her a desire for revenge that she cultivated in the depths of the soul.

[the story continues here]