domenica 2 giugno 2013

La travolgente passione di Urvashi e Pururavas

Urvashi
Vi ricordate di Urvashi, la meravigliosa e sensualissima apsara nata dalla coscia del saggio Narayana che ora allieta il soggiorno di casa mia? Ecco, questa è la sua tormentata e appassionata storia d’amore con il re Pururavas.


Il re Pururavas incontrò casualmente la bella Urvashi e se ne innamorò perdutamente al solo vederla. 
La bella apsara accettò di sposare il forte re, ma solo a tre condizioni. Innanzitutto avrebbe portato con se gli agnellini dai quali mai si separava, in secondo luogo non avrebbe mai dovuto vedere il re nudo se non durante i rapporti sessuali ed infine si sarebbe alimentata esclusivamente bevendo una goccia di ghee, il burro chiarificato.
Il re – accecato d’amore – accettò tutte le condizioni e sposò Urvashi.
I due vissero insieme per quattro anni una travolgente storia d’amore, congiungendosi carnalmente ogni giorno per tre volte. Ma la bella Urvashi era desiderata altrove.
I gandharva, i musici celesti che vivono nel paradiso di Indra, la rivolevano con sé e architettarono un piano per interrompere quell’amore così appassionato.
Di notte si recarono alla dimora di Pururavas cercando di rubare gli agnelli di Urvashi. Questi cominciarono a belare, svegliarono Pururavas che – volendo metterli in salvo – si alzò tutto nudo dal letto. In quel momento i gandharva fecero schiantare sulla terra un fulmine che rischiarò tutto come se fosse giorno, permettendo a Urvashi di vedere il suo sposo nudo. Immediatamente la bella apsara si dileguò.
Pururavas si disperò notti e giorni, cominciò a percorrere in lungo e in largo la terra per ritrovare la sposa perduta, finchè un giorno giunse ad un laghetto dove nuotavano alcuni bellissimi cigni. Erano Urvashi e altre apsara.
Urvashi non resistette e si palesò nelle sue forme umane all’amato marito.
Pururavas, alla vista della moglie, la pregò di tornare da lui, ma lei – come si legge nel Rg Veda (X, 95) – si negò, “torna nel tuo regno, io me ne sono andata come l’aurora fugge quando vede il sole, per te ormai sono irraggiungibile, come irraggiungibile è il vento”.
Ma alla fine, mossa a compassione dal re che aveva anche minacciato di uccidersi, Urvashi lo rimanda a casa promettendogli di incontrarlo nuovamente un anno dopo.
Per un anno Pururavas attese fedelmente il giorno dell’appuntamento, recatosi poi da Urvashi la trovò con Ayus, il loro primo figlio.
Gli amanti si abbracciarono appassionatamente e fecero all’amore finchè Urvashi rimandò indietro lo sposo chiedendogli di esserle fedele e dandogli appuntamento per l’anno dopo.
Pururavas attese un altro anno e così per cinque anni. Ogni anno i due si incontravano, facevano all’amore e concepivano un figlio. Cinque figli in tutto.
I gandharva rimasero stupiti dell’amore, della fedeltà e della perseveranza di Puraravas e gli concessero alla fine di vivere con la sua amata Urvashi.
L’amore tra Pururavas e Urvashi è rimasto paradigmatico per la sua passione tanto che le due arani, cioè i bastoncini che servivano ad accendere il fuoco sacrificale mediante sfregamento prendono nome dai due appassionati amanti.

6 commenti:

  1. Anche a me piace molto ed il dialogo tra i due amanti nel Rig Veda (praticamente un frammento della storia) è veramente poetico.

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  2. che romantica! e che idea di chiamare gli accendini con i loro due nomi!

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    1. Si perché nella tradizione vedica ritenevano che il fuoco fosse contenuto all'interno del legno e che con lo sfregamento si manifestasse. L'arani inferiore e' una tavoletta piatta con uno o più avvallamenti(tipo fori) ed è Urvashi. Nell'avvallamento si appoggia la punta dell'altro arani (che è Pururavas) che si rotea velocemente con le mani o, meglio, con una cordicella arrotolata. Dalla frizione, scaturisce il fuoco.

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  3. Ciao Domenico, concordo è una bella storia, peccato che oggi nessuno è più capace di aspettare. Sarei curiosa di leggere il dialogo degli amanti. Franca

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    1. Ciao Franca, spero tu stia bene. Il dialogo lo puoi trovare su internet o in libreria, si tratta del Rig Veda X, 95. A presto.

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