martedì 16 gennaio 2018

Gandhi secondo Arundhati

Avevo già scritto del volume "Annihilation of caste" di B.R. Ambedkar con introduzione di Arundhati Roy in un precedente post. All'epoca esisteva solo l'edizione in inglese (Ed. Navayana) che mi ero procurato a Mumbai, ora, grazie all'Editrice Castelvecchi, è possibile leggere in italiano il volume e ve lo consiglio caldamente.
Il volume è importante non solo per capire un po' di più il significato del varnasrama dharma, il sistema castale in India, ma anche per avere una visione un po' più critica del pensiero e dell'opera di Gandhi rispetto alla visione agiografica che si è imposta nel mondo.
Non torno a parlare dell'illuminato discorso mai pronunciato da Ambedkar (1936) per cui rimando al vecchio post, volendomi soffermare su quanto A. Roy sostiene di Gandhi in ordine ad alcuni temi quali la razza e le caste. Posizioni per le quali la Roy definisce polemicamente Gandhi "il santo dello status quo".
E' noto che Gandhi fosse assolutamente convinto che la tradizionale organizzazione sociale dell'India fosse un sistema funzionale e rispondente alle esigenze di tutti e sulle caste pensava che "il vasto sistema delle caste rispondeva non solo alle esigenze religiose della comunità, ma anche a quelle politiche. Attraverso il sistema delle caste gli abitanti dei villaggi risolvevano i loro affanni interni e fronteggiavano qualsiasi oppressione" e ancora "io credo che se la società indù è stata in grado di sopravvivere, è perchè è fondata sul sistema delle caste... Distruggere il sistema delle caste e adottare il sistema sociale europeo occidentale significherebbe per gli indù abbandonare il principio dell'occupazione ereditaria, che è l'anima del sistema delle caste."
Gandhi sosteneva l'eguaglianza di tutte le caste e la necessità di far rientrare nel sistema castale i fuoricasta, ma risulta davvero difficile sostenere l'eguaglianza di un pulitore di latrine, che è pulitore di latrine perchè nato da un altro pulitore di latrine, che si potrà sposare soltanto con una pulitrice di latrine e i cui figli saranno pulitori di latrine... con un uomo di casta sacerdotale, un commerciante o anche solo un contadino.
La Roy mette sotto una luce diversa da quella tradizionalmente creduta, anche la famosa vicenda sudafricana di Gandhi cacciato dalla carrozza ferroviaria di Prima Classe perchè non bianco.
"Quello che offese Gandhi - scrive Roy - fu il fatto che gli indiani liberi venuti in Sudafrica per affari fossero trattati alla stessa stregua dei nativi neri africani. La tesi di Gandhi era che gli indiani fossero sudditi britannici e avessero quindi diritto a un trattamento paritario sulla base del decreto della Regina Vittoria del 1858".
E a riprova della scarsa considerazione che Gandhi aveva dei kaffir (così erano chiamati i neri in Sudafrica), Roy ricorda che una delle prime vittorie del Mahatma in quel paese fu quella di ottenere una terza entrata all'Ufficio Postale di Durban che originariamente aveva solo due ingressi uno per i "bianchi" e l'altro per i "negri". La terza entrata era per gli indiani, affinchè non fossero costretti ad utilizzare l'entrata destinata ai "negri".




Nessun commento:

Posta un commento