Trishanku in cielo |
Il Ramayana ci narra che Satyavrata fu il terzo sovrano di Ayodhya, la città che sarà la capitale di Rama. Satyavrata era molto devoto e chiese al saggio di corte, Vasishta, di celebrare un sacrificio che gli consentisse di ascendere all'Indraloka, cioè il paradiso di Indra, col proprio corpo mortale.
Vasishta si rifiutò, dicendo che non era possibile e il re si rivolse allora ai figli del saggio. Questi si adirarono e maledissero Vasishta obbligandola a diventare un candala, ossia un fuori casta, e costringendolo a dodici anni di esilio.
Durante il suo esilio si verificò una tremenda carestia e Satyavrata, grazie alle capacità acquisite durante l'esilio, sfamò la famiglia del saggio Visvamitra, grande avversario di Vasishta che aveva preso il suo posto alla corte del re.
Qua le tradizioni divergono, ma mi piace raccontare quella che narra come Satyavrata sfamasse i poveri affamati con Kamadhenu, la sacra vacca che emerse dal samutramanthan, il frullamento dell'oceano e che apparteneva proprio a Vasishta.
Per questo motivo Satyavrata è conosciuto anche come Trishanku, ossia 'triplice peccatore', avendo commesso tre gravissimi peccati: rubare una vacca, ucciderla, mangiarne le carni.
Ovviamente del triplice peccato fu felicissimo Visvamitra che promise a Satyavrata di celebrare il grande sacrificio per consentirgli di salire nel paradiso di Indra col corpo mortale come lui desiderava.
I figli di Vasishta tentarono di ostacolare il sacrificio, ma Visvamitra li ridusse in cenere e lanciò contro di loro una terribile maledizione: sarebbero dovuti rinascere per settecento volte come fuoricasta.
Alla fine il sacrificio venne regolarmente svolto con la partecipazione di rishi e saggi da tutta l'India e Satyavrata ascese col proprio corpo mortale fino al paradiso. Ma una volta giunto alle porte dell'Indraloka proprio Indra e gli altri dei si opposero al suo ingresso:"Non è consentito ad un corpo mortale entrare nel paradiso di Indra!"
Mentre il povero Satyavrata si trovava tra il paradiso e la terra, appeso per aria a testa in giù, nacque una grande diatriba tra gli dei e il saggio Visvamitra che andò su tutte le furie e minacciò gli dei di creare un altro paradiso, il paradiso di Trishanku, un altro Indra e altri dei in sostituzione di quelli esistenti a cominciare da Indra.
Detto fatto, il saggio, con i grandi poteri che aveva acquisito in anni e anni di austerità e meditazione, creò una nuova costellazione e stava per creare il nuovo paradiso e, soprattutto, nuovi dei, quando Indra propose un accordo.
"La nuova costellazione può rimanere e Satyavrata può restare tra le nuove stelle, ma non entra nel paradiso e tu Visvamitra desisti dai tuoi propositi."
Visvamitra capì che non poteva tirare oltre la corda ed accettò.
Così il povero Satyavrata-Trishanku è là in cielo a testa in giù e non può nè tornare sulla terra nè accedere al paradiso.
Per questo motivo in certe zone dell'India ancora oggi, quando una persona si trova in una situazione di incertezza, si dice "sei come Trishanku" e la situazione di incertezza è detta "il paradiso di Trishanku".
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