Sukra accoglie Kacha come suo discepolo |
Molto tempo
fa deva ed asura erano in lotta per la signoria sui tre mondi. La lotta era molto dura e gli dèi erano in
difficoltà in quanto il guru dei demoni, Sukra conosceva la samjivini vidya, l’antitodo
contro la morte che gli consentiva di riportare in vita i demoni che erano
morti in battaglia.
Gli dèi
decisero allora di impossessarsi di questo segreto ed inviarono Kacha, figlio
del loro guru Brihaspati, nel regno dei nemici.
Kacha era un
giovane molto bello (kacha significa grazioso) e soprattutto molto saggio.
Subito si recò dal guru Sukra ed umilmente chiese di diventare suo allievo.
Sukra rimase
molto meravigliato che il figlio del guru degli dèi si recasse da lui per
divenire suo allievo, ma il ragazzo era sincero e aveva grandi qualità, per
questo il vecchio guru - rispettando le regole del tempo - lo accolse nel proprio ashram.
Kacha
imparava molto velocemente e svolgeva tutti i compiti che gli venivano
assegnati con serietà. Quando finiva di studiare e di lavorare, passava il
proprio tempo con Devayani, la bella figlia di Sukra.
Col passare
del tempo quell’amicizia divenne qualcosa di più e Devayani si innamorò di
Kacha, senza però dir niente a nessuno perché la figlia del guru non può amare
i suo allievi finchè rimangono tali.
Trascorsero molti anni e gli asura scoprirono chi era veramente il nuovo pupillo di Sukra
e, temendo che potesse carpire il segreto della samjivini vidya, uccisero il
ragazzo.
Quando Kacha
non fece ritorno alla sua capanna, Devayani cominciò a preoccuparsi e si recò
dal padre che, grazie ai suoi poteri yogici, capì che il ragazzo era stato
ucciso.
Devayani
cominciò a piangere e a supplicare il padre affinchè lo riportasse in vita, ma
Sukra non voleva usare il suo potere.
“Come puoi
farmi questo – gli gridò la figlia – hai riportato in vita tanti di quei
guerrieri, perché ora non riporti in vita il ragazzo che amo? Se non lo fai,
morirò anch’io.”
Mosso a
compassione, il guru recitò il sanjini mantra e Kacha tornò a vivere.
Gli asura
non si dettero per vinti, questa volta, dopo aver ucciso nuovamente il ragazzo,
lo fecero a pezzi e diedero le sue carni in pasto agli animali feroci.
Anche questa
volta però il saggio Sukra capì che il suo allievo prediletto era stato ucciso
e lo riportò in vita, facendo riunire i pezzi della sua carne una volta usciti
dal ventre degli animali.
A questo
punto gli asura escogitarono un piano diabolico. Uccisero nuovamente Kacha,
bruciarono il suo corpo e sciolsero le sue ceneri nel vino che ogni sera il
saggio Sukra beveva.
E così,
prima di eseguire i riti della sera, il vecchio brahmano bevve il suo vino e,
con esso, anche il povero Kacha.
Quando capì
che il suo discepolo era stato ucciso e che le sue ceneri erano ora nel suo
corpo, Sukra maledì se stesso ed il vino che aveva bevuto e stabilì che da quel
momento nessun brahmano avrebbe più potuto bere vino.
Che fare
ora? Riportare in vita il giovane significava morire. C’era un solo modo per
riportare in vita Kacha e, al tempo stesso, rimanere vivo: insegnare a Kacha l’antidoto
segreto così, una volta riportato in vita da Sukra, poteva a sua volta far
rinascere il guru che sarebbe morto dandolo alla luce. Solo lui, il più saggio dei discepoli poteva impararlo.
Sukra
insegnò quindi il mantra a Kacha mentre il giovane era ancora nel corpo nel suo
maestro. Kacha uscì vivo dalle membra di Sukra, aprendo le viscere del maestro, e subito dopo riportò in vita il
vecchio guru per la gioia della bella Devayani che ebbe nuovamente padre e
amato.
Il periodo
di insegnamento finì, Kacha aveva
raggiunto la piena conoscenza e decise di prendere congedo da Sukra.
Era giunto
il momento di Devayani, ora Kacha non era più allievo del padre e lei gli disse
che lo amava e che lo voleva come suo sposo.
Kacha rimase
confuso, aveva un dovere da compiere nei confronti del suo popolo, doveva
tornare e consegnare a Brihaspati la conoscenza dell’antidoto. “Non posso
sposarti – disse infine – non perché sono stato allievo di tuo padre, ma perché
sono nato dalle sue viscere e quindi sono come tuo fratello.”
Disperata, Devayani cominciò a gridare, “Tu, allievo infedele,
volevi solo conoscere la samjivini vidya, hai ingannato me e mio padre, ti
maledico: non riuscirai mai ad utilizzare la conoscenza che hai carpito con l’inganno!”
“Non ho
ingannato nessuno – replicò Kacha – ho sin dall’inizio detto chi ero ed il sanjini
mantra me lo ha insegnato tuo padre volontariamente. La tua maledizione non
servirà a niente, infatti io non potrò eseguire ciò che mi è stato insegnato,
ma nessuno mi impedirà di insegnarlo ad altri! Anch’io ti maledico Devayani –
continuò Kacha – nessun brahmano ti vorrà mai sposare.”
Detto
questo, Kacha se ne andò e, grazie alla sua nuova conoscenza, consentì agli dèi
di prevalere sui demoni.
Ciao Domenico, bellissima storia!. Mi è piaciuto molto il finale.Franca
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