sabato 12 maggio 2012

Chi sarà il prossimo Presidente indiano?

L'India in una mappa del 1853
Chi sarà il tredicesimo Presidente della Repubblica Indiana? Il prossimo luglio scadrà il mandato della signora Pratibha Devisingh Patil, attuale Presidente e prima donna ad aver rivestito questa carica.
Il mondo politico indiano è in fermento, sono da tempo iniziate le grandi manovre per una scelta che non è per niente facile.
In India il Presidente della Repubblica – che dura in carica cinque anni - ha funzioni prevalentemente rappresentative e di garanzia, ma si tratta di una carica molto importante che simboleggia l’unità di un Paese in cui le diversità sono moltissime e, talvolta, molto profonde.
Il Presidente viene eletto dai membri dei due rami del Parlamento nazionale e dalle assemblee legislative dei singoli stati federali e abitualmente si raggiunge un accordo tra le principali forze politiche.
Negli oltre sessant’anni di storia dell’India indipendente si è sempre cercato di scegliere il Presidente tenendo conto della grande varietà della società indiana e delle diversità derivanti da culture, religioni, caste, lingue, sesso, etnie.
Per esempio, nonostante gli induisti siano la stragrande maggioranza dei cittadini e dei parlamentari e quindi avrebbero potuto eleggere sempre un rappresentante di quella religione, sono stati scelti Presidenti anche musulmani e sikh. Hanno ricoperto questa carica persone provenienti dai vari Stati indiani ed appartenenti a varie caste, sono stati Presidenti dalit, cioè fuori casta, e anche donne – come l’attuale Presidente.
Oggi molti sono i pretendenti ed è difficile fare previsioni. Molto quotata pare la candidatura dell’attuale Ministro delle Finanze Pranab Mukherjee nonché dell’attuale Vice presidente, Hamid Ansari, si fanno anche i nomi di Meira Kumar, lo speaker del Parlamento, quello dell’attuale Primo Ministro Manmohan Singh e quello del Primo Ministro del Punjuab Parkash Singh Badal.
Determinante sarà l’indicazione del Partito del Congresso che sta lavorando con i rappresentanti degli altri partiti per individuare un candidato condiviso.
E’ da segnalare anche la presa di posizione di alcuni partiti e organizzazioni che propongono che il prossimo presidente sia un tribale, un rappresentante cioè di quelle popolazioni autoctone del subcontinente. Altri propongono per la massima carica dello Stato un cristiano, alla luce che mai uno di loro è stato presidente e che la loro presenza è sia quantitativamente che qualitativamente rilevante in India e in tal senso si fa il nome dell’attuale Ministro della difesa A.K. Antony o quello di P.A. Sangma, leader del Nationalist Congres Party che proviene dalle comunità tribali ed è cristiano.
Alcuni commentatori contestano questo approccio alla scelta ed evidenziano come queste trattative avvengono nelle stanze del potere centrale mentre “le vite degli indiani continuano a trascorrere nella più profonda oscurità e nei pozzi senza fondo di povertà e analfabetismo, negazione e privazione” e si augurano che la più alta carica della Repubblica sia una persona di “elevata statura morale, integrità e coraggio, che sappia adempiere ai suoi obblighi costituzionali, senza paura o favoritismi.”

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