Mi affascina sempre guardare lo Sri Yantra, il più sacro di tutti gli yantra che riproduco in questo post e che uso anche come mio avatar.
Ma cosa sono gli yantra? Letteralmente yantra significa 'strumento' e sono un ausilio alla meditazione. Si tratta di diagrammi geometrici a due o anche a tre dimensioni che rappresentano divinità o concetti mistici. Anche le basi dei templi e degli edifici sacri sono yantra con precisi significati mistici e religiosi.
Negli yantra vengono utilizzate figure geometriche elementari ciascuna delle quali ha un significato proprio che, unite alle altre figure, danno allo yantra un significato complessivo talvolta molto articolato.
Punti, linee rette e curve, punte a forma di freccia o fiamma, triangoli, cerchi, mezzelune, esagoni, quadrati, pentagoni, croci di vario tipo concorrono a formare uno yantra. Questi simboli sono in genere circondati da uno o due cerchi di petali di loto, il fiore simbolo dell’induismo, il fiore che rappresenta quello che l’uomo dovrebbe essere.
Infatti come i petali del loto pur essendo appoggiati sulla superficie dello stagno da esso non sono né bagnati né sporcati, così anche l’uomo nella realtà fenomenica dovrebbe vivere senza essere da questa condizionato. Insomma essere nel mondo, ma non del mondo.
I due cerchi concentrici di petali di loto sono a loro volta circondati da un quadrato chiamato sisirita (che significa tremante in sanscrito) con quattro porte a forma di T collocate ai quattro punti cardinali.
Ogni dio hindu ha uno yantra che lo rappresenta, anzi ha uno yantra per ciascuno dei suoi molteplici aspetti ed ad ogni yantra corrisponde anche un mantra, una formula rituale che si ripete mentalmente o si pronuncia come forma devozionale ed ulteriore ausilio alla meditazione.
Lo Sri Yantra, è chiamato in molti modi, è detto Sri Chakra o diagramma della fortuna ed anche Nava Chakra, perché consente nove livelli di meditazione partendo dalla cornice esterna fino ad arrivare al centro del disegno.
Lo Sri yantra è un simbolo di buon auspicio ed è dedicato alla Dea Madre, più precisamente a Rajarajeshvari, cioè alla Regina delle regine. Rappresenta il flusso potente e permanente della creazione presieduta da questa dea.
Lo Sri Yantra è composto dalla cornice (sisirita), da due cerchi concentrici rispettivamente di 16 e di 8 petali di loto che racchiudono una figura composta da quattro triangoli isoscele col vertice verso l’alto che si intersecano con altri cinque triangoli isoscele con il vertice verso il basso. I primi rappresentano l’aspetto maschile mentre i secondi quello femminile, purusha e prakriti, lingam e yoni, Shiva e Parvati, dalla cui unione nasce e si sviluppa l’Universo intero la cui molteplicità è rappresentata dai 43 triangoli che si formano dall’intersecarsi dei nove triangoli principali.
I cinque triangoli femminili sono l’energia che alimenta il purusha, la matrice immobile e statica che possiede dentro di sè l’universo inespresso.
Lo Sri Yantra è una metafora che rimanda anche al più antico vedismo e alla centralità del sacrificio. I cinque triangoli che si intersecano con i quattro sottostanti sono il simbolo del sacrificio della shakti che si immola nel fuoco di Agni e dà vita al mondo manifesto.
Al centro dell’ultimo piccolo triangolo c’è, talvolta visibile talvolta no, il bindu che rappresenta il punto limite tra immanifesto e manifesto.
Ma va caricato? E se è sì... Come?
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