lunedì 31 gennaio 2011

La nascita del Gange

Bhagiratha in meditazione
Il Gange è un fiume meraviglioso. Nella vita degli indiani ha un ruolo importantissimo. E’ l’acqua che purifica, l’acqua che disseta, l’acqua che alimenta. E’ la madre di tutte le acque, senza il Gange non ci sarebbe acqua nell’oceano, nei mari, nei laghi, nel mondo. Il Gange, come tutti i fiumi indiani, è una dea, Ganga, ha le sorgenti tra i ghiacciai dell’Himalaya dove ha la sua dimora Shiva, da là scende impetuoso nella sua valle fino ad arrivare al suo immenso delta. Lungo il tragitto milioni di indiani lo venerano, vi si immergono, sulle sue rive hanno fondato città, lungo i suoi gath vivono. Le città che bagna sono famose: Varanasi, Allahabad, Calcutta.
Un fiume così non poteva non trovare nella leggenda la sua nascita.
La dea Ganga, sorella di Parvati, era figlia del dio della montagna Himavan. Era bellissima, troppo, così gli dei non vollero condividerla con gli uomini e la tennero in cielo dove formava la luminosissima Via Lattea.
Come e perché la Via Lattea, la dea Ganga è scesa dal cielo?
Una tradizione vuole che Vamana, il nano, avatara di Vishnu, con uno dei suoi tre giganteschi passi con i quali riconquistò agli dei l’universo, forasse la volta celeste dalla quale la Via Lattea scese sulla terra formando il Gange.
Un’altra tradizione invece ci racconta che il re Bhagiratha voleva cancellare le gravi colpe dei suoi antenati. Queste colpe erano così gravi che potevano essere lavate solo dalle acque del Gange.
Bhagiratha allora si sottopose a mille anni di austerità e privazioni, rimanendo in meditazione a braccia alzate al centro di un cerchio composto da cinque falò ardenti (panchatapas, l’ardore dei cinque fuochi).
Toccato da quella ascesi, il dio Brahma domandò a Bhagiratha cosa volesse e lui chiese al dio di far scendere sulla terra le acque cosmiche della dea Ganga.
Mammalapuram
Brahma accondiscese, ma invitò Bhagiratha a rivolgersi a Shiva perché se il Gange fosse sceso sulla terra con tutta la sua impetuosità, l’avrebbe distrutta completamente.
Bhagiratha allora proseguì la meditazione e le austerità nutrendosi prima soltanto di foglie secche e poi solo di aria e di acqua, rimanendo permanentemente ritto su un solo piede con le mani alzate verso il cielo.
Mosso a compassione, Shiva acconsentì che le acque del Gange scendessero sulla terra passando però dalla sua chioma arruffata affinché ne venisse smorzata la violenza. E così fu. Dal cielo la dea fece defluire il suo splendore dalla Via Lattea sulla terra attraverso la chioma di Shiva che stava nella sua dimora sul Monte Kailasa. E da lì, dall’Himalaya, il Gange intraprende il suo cammino terreno fino al suo delta.
Per questo motivo, come illustrato in un altro post, la rappresentazione del dio Shiva lo mostra con un getto d’acqua sulla sua chioma.
In un meraviglioso bassorilievo lungo trenta metri a Mammalapuram vicino a Chennai è riprodotta questa leggenda.

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