La religione e la filosofia dell’India è l’Adhyatmanvidya, la Scienza del Sé che Ananda K. Coomaraswamy in uno dei saggi raccolti da Adelphi nel recente “La danza di Shiva”, così sintetizza:
“E’ la scienza che riconosce l’unità di tutte le forme di vita – una sola è la fonte, una sola l’essenza e una sola la meta – e considera la realizzazione di questa unità il bene supremo, la beatitudine, la salvezza, la libertà e lo scopo ultimo della vita.”
Questa riflessione mi ricorda la Chandogya Upanishad dove possiamo leggere che “quella luce nel cielo che splende al di sopra di noi, che brilla al di là di tutto, al di là dell’universo, nei mondi superiori e oltre ai quali non vi è più nulla, questa luce è quella stessa luce che risplende dentro di noi” (III, 13, 7). E ancora, “questo Sé dentro il mio cuore, che è più piccolo di un chicco di riso, di un granello d’orzo, di un seme di senape, di un grano di miglio, questo Sé che è dentro il mio cuore è più grande di tutta la terra, più grande dello spazio, più grande del cielo, più grande di ogni altro mondo….. questo Sé che è dentro il mio cuore è lo stesso Brahman” (Ch. Up. 3, XIV 3-4).
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