Nell’induismo è centrale il dilemma che riguarda la realtà fenomenica: luogo
immaginario creato dall’illusione di maya dal quale fuggire per raggiungere la
liberazione o strumento attraverso il quale necessariamente passare per
interrompere il ciclo delle rinascite, il samsara?
Questo dilemma, che pare una contraddizione incolmabile, è risolto in modo
forse inusuale nel tantrismo. Non si
tratta di una religione a sè stante, ma di un approccio, di un metodo
prevalentemente rituale col quale si vive e si pratica l’induismo.
Non eliminare il reale, ma sublimarlo. Non eliminare i desideri
astenendosi da essi, ma soddisfacendoli in modo rituale fino al parossismo.
Il Panchamakara è il rituale delle "5 M", i cinque elementi che iniziano
appunto con la lettera M. Si tratta di:
madya, il vino o altra bevanda inebriante
mamsa, la carne
matsya, il pesce
mudra, chicchi di grano
maithuna, l’unione sessuale
E così, mentre per l’induismo più classico il raggiungimento della liberazione passa attraverso l’astensione da questi cinque elementi, il tantrismo prevede un’esaltazione di tutte queste energie. Le funzioni del bere, del mangiare, del procreare che in genere legano l’uomo all’illusione di maya e quindi lo allontanano dalla liberazione, vengono elevate a un piano superiore, sublimate compiendole in maniera rituale talvolta anche solo simbolica.
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