martedì 23 settembre 2014

Un risciò e tre pensieri

Stasera anche Sunil dovrà ricredersi. Non prenderò il solito tchai annacquato. Voglio samosa, dal e il curry di pesce. E’ da tanto che sento quel profumino, ma non ho mai potuto assaggiarlo. Stasera sì. E me li dovrà servire caldi e non potrà prendermi in giro, perché pago.
Ha scelto me. Il bianco sahib che è uscito dal tempio ha scelto me. Non ero neppure il primo della fila, ma è salito sul mio risciò. L’ho portato subito all’albergo. Pioveva perché quest’anno il monsone è venuto, e come se è venuto! Ma io sono andato come un treno. Sotto la pioggia l’ho portato subito dove mi ha detto. Quando la strada sale, appena prima del viale che porta all’albergo, mi sono alzato sui pedali, avevo il cuore in gola, ma non ho fatto una piega. Avevo paura che il piede mi scivolasse sui pedali, ma ce l’ho fatta. Il sahib deve essere rimasto contento. Mi ha dato cento rupie! Da non credere. A volte non le faccio nemmeno in un mese. Oggi è stata una buona giornata. Finalmente!


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Non so se ho fatto bene. Mi sembra una forma di schiavismo, forse ho sbagliato, ma mi sono detto, “se lo uso, posso aiutare questo disgraziato,” così sono salito. Potevo prendere il motorisciò o andare a piedi, ma pioveva e allora sono salito su quel risciò a pedali. In India talvolta non so come comportarmi. La fila era lunga, ma quell’uomo mi sembrava il più disperato di tutti e anche se non era il primo, ho scelto lui. Era pelle e ossa e a un certo punto si è anche dovuto alzare sui pedali. Non ce la faceva. La pioggia era battente e la strada era un po’ in salita. Sopra quel carretto mi sono sentito un verme. Mi vergognavo a farmi vedere, ma nessuno ha fatto caso a noi in questo caos di città. Alla fine gli ho dato cento rupie. Credo che la corsa ne valesse meno, molto meno. Ma quell’uomo mi ha fatto pena e io mi sentivo un po’ in colpa. Poi, in fin dei conti, cento rupie sono poco più di un euro.


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Perché non ha preso il mio risciò? Ero il primo della fila, sono forte, il risciò è pulito, senz’altro più nuovo di quello di Rahul, ma quel sahib ha scelto lui. Regge l’anima coi denti quello, ma non si è tirato indietro. Quella corsa spettava a me. E’ andato all’albergo, alla fine c’è anche una salita, sarà schiantato. Non è giusto. A me neanche ha guardato, è andato diretto sul quel risciò.  E chissà quanto lo ha pagato. Gli avrà dato cinquanta rupie quel bastardo. Mi facevano proprio comodo quei soldi. Il riso a casa è finito. Lenticchie e ceci basteranno per due, tre giorni. E quello mi va a rubare una corsa e che corsa! Cinquanta rupie volate vie. La donna che è salita sul mio risciò subito dopo si è fatta portare a casa e poi è venuto fuori che non aveva soldi. Le ho detto, “dammi almeno una rupia”. Ma era a secco. Che dovevo fare? Se lo sapevo, non la caricavo nemmeno. Che giornata schifosa!





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