
Ha scelto me. Il bianco sahib che è uscito dal
tempio ha scelto me. Non ero neppure il primo della fila, ma è salito sul mio
risciò. L’ho portato subito all’albergo. Pioveva perché quest’anno il monsone è
venuto, e come se è venuto! Ma io sono andato come un treno. Sotto la pioggia
l’ho portato subito dove mi ha detto. Quando la strada sale, appena prima del
viale che porta all’albergo, mi sono alzato sui pedali, avevo il cuore in gola,
ma non ho fatto una piega. Avevo paura che il piede mi scivolasse sui pedali,
ma ce l’ho fatta. Il sahib deve essere rimasto contento. Mi ha dato cento
rupie! Da non credere. A volte non le faccio nemmeno in un mese. Oggi è stata
una buona giornata. Finalmente!
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Perché non ha
preso il mio risciò? Ero il primo della fila, sono forte, il risciò è pulito,
senz’altro più nuovo di quello di Rahul, ma quel sahib ha scelto lui. Regge
l’anima coi denti quello, ma non si è tirato indietro. Quella corsa spettava a
me. E’ andato all’albergo, alla fine c’è anche una salita, sarà schiantato. Non
è giusto. A me neanche ha guardato, è andato diretto sul quel risciò. E chissà quanto lo ha pagato. Gli avrà dato
cinquanta rupie quel bastardo. Mi facevano proprio comodo quei soldi. Il riso a
casa è finito. Lenticchie e ceci basteranno per due, tre giorni. E quello mi va
a rubare una corsa e che corsa! Cinquanta rupie volate vie. La donna che è
salita sul mio risciò subito dopo si è fatta portare a casa e poi è venuto
fuori che non aveva soldi. Le ho detto, “dammi almeno una rupia”. Ma era a
secco. Che dovevo fare? Se lo sapevo, non la caricavo nemmeno. Che giornata
schifosa!