Agnihotra |
Un amico mi ha chiesto che differenza c’è, nella prassi, tra cristianesimo e induismo. Al di là dei riti, delle celebrazioni, delle credenze, concretamente in cosa si differenzia un cristiano da un induista.
Ovviamente è una domanda enorme alla quale non sono in grado di dare una risposta esauriente. Tanti sono gli aspetti che rendono le due religioni lontanissime tra loro e tanti anche quelli che le rendono simili.
Comunque non ho potuto fare a meno di riandare a leggermi un brano del meraviglioso “Pellegrinaggio alle sorgenti” di Lanza del Vasto.
Si tratta del diario di un viaggio ‘epico’ che Lanza del Vasto fece in India nel 1936 per abbeverarsi alle sorgenti di tutte le religioni e di tutte le spiritualità.
Il pellegrino italiano incontra un asceta e si ferma qualche giorno nel suo ashram alle pendici dell’Himalaya. Nel momento di partire viene invitato dal shadu a restare a meditare, ma lui rifiuta.
“In me vi è un’inquietudine cristiana - dice - che, per quanto imperfetta, preferisco alla serenità perfetta proposta da questo saggio.
Il bene che cerco non è la pace del sonno profondo ma il delirio dell’anima innamorata. Non credo di avere il diritto di cercare la salvezza da me stesso e per me stesso. Devo passare per il bene altrui per arrivare al mio bene e ritengo che la carità valga più della saggezza.
Per questo mi recherò da Gandhi, per imparare a diventare un cristiano migliore.”
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